Le Fiabe della Memoria – La gara dei 400 metri

di La Negritella

Queste storielle sono il frutto della mia memoria ricostruttiva. Secondo la teoria ricostruttiva la memoria consiste in un processo di ricostruzione del passato e il ricordo non è una copia fedele degli eventi ma una interpretazione e l’oblio e’ dovuto alla trasformazione dei ricordi. Ricostruiamo i ricordi sulla base di schemi, conoscenze, stereotipi, aspettative, emozioni, esperienze, trasferimenti inconsci.

La vita è una fiaba, Raccontiamola.

La gara dei 400 metri

Nei periodi estivi i lavori contadini della famiglia di Nora si svolgevano prevalentemente sul grande  prato che  circondava la casa. Originariamente era un frutteto con mele, pere, e due alberi che davano frutti strani  che avevano la forma della mela ma la dimensione della ciliegia. Erano spinosetti e su quelli non era consigliabile arrampicarsi.  Il papa’ di Nora in seguito taglio’ quasi tutti gli alberi  perché affermava che le grandi ombre degli alberi impedivano al fieno di essiccare. Prima di questa  pratica  ma dolorosa decisone,  Nora e le sorelle dovevano spostare  il fieno con il rastrello, da sotto gli alberi e facevano  un grande cerchio attorno ad ogni albero.  Il sole svolgeva il suo lavoro e le bambine il loro… La  prima parte del prato la chiamavano cortile poiché originariamente era un grande cortile con selciato, in seguito il papÁ  di Nora  lo aveva  ricoperto di terra  poi aveva seminato l’erba ed era diventato cosi un  soffice prato. Il cortile era il parco giochi di Nora. Al limite del cortile c’erano due grandi alberi di ippocastano. Ad uno di questi alberi  era appesa l’altalena. Che felicitÁ , era il punto di incontro  con le amiche che venivano a giocare. Il cortile serviva  anche per fare essiccare il fieno, che Nora e sorelle spargevano quotidianamente per farlo essiccare. Sul lato sud  ed est del cortile c’erano i fili per stendere il bucato. Il papa’ di Nora portava  sempre degli enormi mutandoni, una specie di fuseaux; quando la mamma faceva il bucato li stendeva sui fili del cortile. La Lina, vicina di casa, diceva alla mamma: ”Rosina quando vedo quelle mutande,  mi viene in mente il mio Bepi, mancato da poco, e si metteva a piangere. In estate la grande casa di Nora ospitava i  villeggianti, famiglie che venivano dalle  cittÁ  per godere della  frescura della montagna. Tra questi c’era anche una signora anziana che Nora e sorelle avevamo soprannominato la scarpaia a causa delle enormi e sgangherate scarpe che indossava. Portava inoltre dei grandi cappellacci e sembrava una streghetta. Ogni giorno faceva un minibucato e lo stendeva sui fili ad asciugare: era biancheria  intima fine Ottocento che faceva sorridere le bambine. Un giorno mentre spargevano il fieno ad essiccare, ridendo e scherzando cosparsero di fieno anche le lingerie ottocentesche. La scarpaia, avvistato il malfatto, corse a chiamare il papÁ  di Nora. Lui era molto severo e decise di punire la sorella maggiore  ideatrice dello scherzo. Si tolse la cinghia dei pantaloni -quando succedeva ciò c’era un fuggi fuggi generale- e comincio’ ad inseguire la sorella con la cinghia in mano. Rosetta, la sorella, correva velocissima, attorno al cortile gridando aiutoooo. Entrambi correvano scalzi, POTEVA  ESSERE LA GARA DEI 400 METRI in miniatura! Il papa’ anche lui  correva veloce, le sue falcate erano così ampie che sembravano un rapido susseguirsi di  enjambee’;  in mano reggeva la cinghia e ogni tanto all’avvicinarsi di Rosetta sferrava una cinghiata ma non riusciva a sfiorarla. La streghetta si godeva la gara dalla finestra del primo piano della casa. Dopo alcuni giri di campo anzi di cortile si mise a implorare pietÁ  per la malcapitata Rosetta. È così la furia di papÁ  si placò. La mamma rifece il bucato della streghetta e le bambine promisero comportamenti corretti per il futuro.