A proposito del Capitèl da Ronch…mi piace ricordare che la sua “sopravvivenza”, davanti all’usura del tempo

di Giuseppe Ciaghi

A proposito del Capitèl da Ronch…mi piace ricordare che la sua “sopravvivenza”, davanti all’usura del tempo

A proposito del Capitèl da Ronch…mi piace ricordare che la sua “sopravvivenza”, davanti all’usura del tempo e alla scarsa manutenzione riservatagli dagli uomini, è in gran parte dovuta alla sensibilità della Famiglia cooperativa di Pinzolo, che nel 1929, appena un anno dopo la sua (ri)nascita si addossò le spese del suo restauro. La società aveva assunto questo nome nell’aprile dell’anno prima con l’incorporazione del Consorzio Economico Cooperativo (cooperativa dei villarới) nel Magazzino Sociale – Pinzolo e dintorni (cooperativa dei bacàn). Con quel gesto volle dare un segno della sua partecipazione generosa alla vita sociale e religiosa della comunità. Era allora guidata dal presidente Albino Collini tachéto, vicepresidente era il direttore didattico Eugenio Ferrari, mentre della “Direzione” facevano parte i consiglieri Silvestro Bonapace, Ludovico Caola, Onorato Lorenzetti, Stefano Maffei e Vito Vidi della Ferrara con i revisori dei conti Giacomo Martello, Cesare Cereghini e Cesare Ferrari.

Poco più di 60 anni dopo, nel 1993, sempre la Famiglia cooperativa di Pinzolo provvide alla sua ristrutturazione e al restauro delle pitture, effettuato questo dal professor Poggiali, reduce da un’importante campagna di recupero degli antichi affreschi nella chiesa di San Vigilio. L’input all’iniziativa venne dato dal direttore Ornello Binelli, che ha sempre avuto a cuore la cura dei monumenti e il recupero delle tradizioni del suo paese. Venne raccolto con entusiasmo dal Consiglio di Amministrazione formato dal presidente Giuseppe Ciaghi, dal vicepresidente cav. Filippo Maturi, dai consiglieri John Ferrari, cav. Valentino Maffei, Giulio Maturi, Remo Maturi e Lino Vidi col collegio sindacale formato da Roberto Simoni, Giacomo Jack Caola e Giacomino Collini. Nella circostanza il geometra Remo Maturi curò la sua ristrutturazione, che comportò l’assestamento della muratura e il rifacimento del tetto.

E’ fuori dubbio che l’attuale stato di degrado del monumento meriterebbe un altro intervento…anche perché non vada perduto quanto si è fatto in passato per conservarlo fino a noi.