Bostrico, il punto sulla gestione dell’emergenza

di Provincia di Trento

Bostrico, il punto sulla gestione dell’emergenza

L’assessore Zanotelli: “Garantire la protezione del territorio e snellire le procedure per l’utilizzazione delle piante”

Il Distretto forestale di Cavalese – che riunisce le valli di Fiemme e Fassa – è il territorio trentino che più di ogni altro ha subìto la furia di Vaia e che oggi soffre gli importanti effetti del bostrico. Qui la tempesta (di cui il 28 ottobre ricorre il quarto anniversario) ebbe un impatto di 1,3 milioni di metri cubi di legname (su una superficie di 6.290 ettari), su un totale di 4 milioni di metri cubi schiantati in tutto il Trentino. Ad oggi il bostrico ha invece causato un danno di circa 690mila metri cubi diffuso su 3.270 ettari nel Distretto, su un totale di 1.47 milioni di metri cubi (8.350 ettari) in tutta la provincia. Per questo motivo, proprio Cavalese ha ospitato il primo degli appuntamenti programmati dall’Assessorato provinciale alle foreste nelle zone più colpite, per fare il punto sulle strategie messe in campo dal Servizio competente nella gestione delle problematiche forestali. “L’emergenza bostrico sta diventando motivo di preoccupazione in termini economici, mentre sono state messe a punto le necessarie iniziative di gestione per garantire la sicurezza delle diverse comunità, anche in considerazione delle mutate condizioni climatiche” sono state le parole dell’assessore provinciale Giulia Zanotelli in apertura dell’incontro, affidate ad un messaggio a causa della sua assenza per motivi personali. Iniziative di monitoraggio, sperimentazioni di contrasto e politiche di gestione sono state dunque al centro dell’incontro che si è svolto negli spazi della Magnifica comunità di Fiemme, dedicato ad amministratori locali, proprietari boschivi e operatori forestali, alla presenza del dirigente generale del Dipartimento Protezione civile, foreste e fauna Raffaele De Col, del dirigente del Servizio foreste Giovanni Giovannini, del direttore dell’ufficio Ufficio pianificazione, selvicoltura ed economia forestale Alessandro Wolynski e del direttore del Distretto forestale di Cavalese, Damiano Fedel.
A Cavalese, negli spazi della Magnifica comunità di Fiemme, l’incontro per l’emergenza Bostrico (in piedi Giovanni Giovannini dirigente del Servizio foreste, seduti Raffaele De Col dirigente generale del Dipartimento Protezione civile, Damiano Fedel direttore del Distretto forestale di Cavalese) [ Ufficio Foreste PAT]

Alla luce dei fenomeni intensi che negli ultimi anni stanno mettendo a dura prova il sistema dei reticoli idrici secondari – con conseguenti problematiche sulla stabilità dei versanti e dei conoidi – sono numerose le tematiche che l’assessore Zanotelli ritiene necessario affrontare in sinergia con i territori. La lente è puntata sulle strategie collegate alla pianificazione coordinata e concertata degli interventi, sulle difficoltà economiche che indirettamente investono i proprietari boschivi e sulla valorizzazione della filiera, anche attraverso il Tavolo legno. “Sviluppare una nuova strategia triennale appare essenziale, anche per proporre sia a livello locale sia a livello nazionale delle norme di supporto, che consentano di dare continuità alle gestioni forestali e contemporaneamente di fornire la protezione territoriale necessaria sotto l’aspetto idrogeologico” ha aggiunto Zanotelli, secondo la quale “la valutazione normativa può investire sia l’ambito degli aiuti di Stato e di sostegno economico, sia una procedura per garantire una maggiore sinergia tra i proprietari boschivi, anche per consentire una utilizzazione della massa boschiva più efficace ed efficiente. Una volta terminato un primo confronto sull’intero territorio provinciale, anche per la raccolta di proposte, sarà programmato un incontro di sintesi.

Il monitoraggio.
Nelle Valli di Fiemme e Fassa, il Servizio foreste in collaborazione con la Fondazione Edmund Mach ha dislocato 36 delle 229 trappole installate sull’intero territorio provinciale per la cattura dell’insetto che sta attaccando le foreste – dopo lo stress inflitto da Vaia – ed in particolare l’abete rosso. Queste stazioni di monitoraggio sono distribuite sulle proprietà presenti nelle stazioni forestali di Predazzo, Pozza di Fassa, e Cavalese e sulle proprietà del demanio di Paneveggio-Cadino e dell’azienda forestale Baron Longo. Di queste trappole, soltanto 3 non hanno segnalato il superamento della soglia “epidemica” delle catture, pari a 8.000 individui. Le catture, che negli ultimi anni appaiono in costante aumento in questo Distretto, rappresentano la cartina di tornasole di una situazione preoccupante, anche alla luce di alte temperature e siccità che hanno caratterizzato la stagione calda. Condizioni che hanno avuto l’effetto di favorire le pullulazioni e dunque la diffusione dell’insetto. L’evoluzione della situazione appare ora difficilmente prevedibile, in quanto legata alle condizioni meteorologiche. L’individuazione di nuovi focolai è assicurata dal personale forestale che, nello svolgimento delle proprie funzioni, garantisce in modo continuativo la sorveglianza sul territorio.

Le strategie.
Era stato previsto che la tempesta Vaia favorisse una massiccia presenza del bostrico, che è peraltro naturalmente presente nei boschi trentini. Per questo motivo la Provincia ha avviato un Piano di contrasto ad hoc, che riassume le strategie messe in campo dai Paesi del Centro Europa che già in passato avevano affrontato situazioni di questo tipo.
L’individuazione precoce degli alberi infestati e il loro immediato abbattimento ed esbosco costituiscono la forma più efficace di lotta contro il bostrico. Nel caso invece le chiome siano già arrossate o grigie può essere conveniente, in determinati casi, lasciare le piante in bosco a protezione di quelle ancora sane delle aree circostanti. Appare peraltro fondamentale evitare la creazione di margini deboli, ponendo particolare attenzione agli aspetti protettivi. Per il ripristino delle aree colpite, la strategia prioritaria è quella della rinnovazione naturale, accompagnata comunque da quella artificiale grazie alle piantine provenienti dai vivai provinciali. Nel Distretto di Cavalese, ad oggi le iniziative di rimboschimento hanno riguardato 78 ettari di bosco.
Aspetto prioritario è quello della sicurezza. Per questo motivo il Servizio foreste valuta opportunamente caso per caso i potenziali rischi conseguenti all’asportazione delle ceppaie attaccate al suolo, al fine di scongiurare il pericolo di crolli, valanghe e frane. Non solo: la presenza di piante in piedi (anche se secche) garantisce una funzione protettiva per alcuni anni.
Guardando all’utilizzazione del legname, nel Distretto di Cavalese il 71% del volume danneggiato dal bostrico nell’ultimo biennio è stato assegnato alle imprese. Il portale legnotrentino.it – è stato ricordato – è un importante strumento di commercializzazione per le Amministrazioni del territorio.

Le sperimentazioni.
Se da un lato l’asportazione immediata delle piante infestate riduce la popolazione di bostrico, dall’altro lato riduce anche la possibilità che si sviluppino organismi antagonisti. Al fine di ovviare a questo processo, sono in corso attività di prevenzione e individuazione precoce degli attacchi. Tra questi, il modello matematico fenologico Phenips (clicca QUI per visitare il sito), in collaborazione con l’Istituto di Entomologia dell’Università di Vienna, che analizza i dati meteorologici di temperatura, precipitazione e radiazione solare di 31 stazioni meteorologiche della rete di MeteoTrentino e 21 stazioni meteorologiche della rete della Fem, simulando le variazioni spaziali e temporali nello sviluppo stagionale del bostrico.
ForeStress è invece il sistema di rilevamento satellitare che consente di stabilire la percentuale di bosco danneggiato per ogni bacino idrografico. In questo modo, si ha la possibilità di localizzare con precisione le aree in cui la vegetazione è più sotto stress.

Biologia del Bostrico

L’Ips thypographus, meglio noto come bostrico tipografo, è un piccolo insetto coleottero del gruppo degli Scolitidi, di forma cilindrica e di colore bruno, lungo circa 4-5 mm. E’ endemico dei boschi del Trentino e attacca prevalentemente l’abete rosso, in cui si sviluppa sotto la corteccia scavando intricate gallerie, che interrompono il flusso della linfa; in tal modo porta inevitabilmente a morte le piante in breve tempo.

In primavera, i maschi sopravvissuti all’inverno penetrano nelle piante e costruiscono una camera nuziale, in cui si accoppiano in genere con due-tre femmine. Queste scavano poi gallerie lunghe fino a 10-15 cm e parallele all’asse del tronco, dove depongono in media 80 uova.

Le larve (bianche, senza zampe e con il capo scuro), nutrendosi, scavano gallerie di 5-6 cm in senso ortogonale all’asse del fusto, ma sempre sottocorticali; al termine dello sviluppo si trasformano in adulti, dando vita a una nuova generazione che potrà insediarsi su altre piante. Ciò può avvenire nello stesso anno, se le condizioni climatiche lo consentono, oppure nell’anno successivo, dopo lo svernamento.

Le gallerie scavate dalle femmine e dalle larve danno origine ai caratteristici sistemi che spiegano il nome di tipografo dato alla specie.