Due grandi esempi di fierezza !!

di Giovanna Binelli

In occasione della Celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia desidero portare all’attenzione di tutti i Lettori di campanedipinzolo.it queste DUE LETTERE DI GRANDI PATRIOTI, Massimo d’Azeglio e Luigi Settembrini, e del Deputato, Giovanni Bovio, perché ne venga fatta una lettura puntuale e un attento confronto con la realtà odierna…. Ogni giorno dalle pagine dei quotidiani vengono alla luce situazioni che niente hanno a che vedere con quella moralità, scrupolosa onestà e dignità che dovrebbero appartenere ad ogni uomo. Le azioni e i gesti di questi grandi Patrioti ci siano di esempio e monito prezioso qualunque sia la nostra condizione di vita….!!!

Alcuni anni or sono, un banchiere francese desiderava conchiudere col Governo Italiano un grosso affare di molti milioni. Per riuscire nell’intento pensò di cercare in Italia un mediatore autorevole. Si rivolse a Giovanni Bovio, deputato al Parlamento, scrittore e filosofo illustre, altamente stimato per il suo ingegno e per la sua specchiata onestà. Gli offerse in compenso un milione di lire, e gli assicurò che nessuno avrebbe mai saputo nulla…
Giovanni Bovio, sebbene poverissimo, rifiutò sdegnosamente, con una lettera nobilissima. Tra l’altro essa diceva:
“….né a voi che siete stato a Napoli, né ad altri può essere ignorato che io sostento me e la mia famiglia dì per dì, insegnando e scrivendo filosofia. Se il lavoro mi frutta l’indipendenza, il milione mi è di soverchio. Voi scrivete che tutto sarebbe fatto cheto in Roma, senza che altri ne sappia. E non lo saprei io? I banchieri possono lasciare la loro coscienza a piè delle Alpi, e ripigliarsela al ritorno, ma io la porto dovunque, perché là dentro ci sono gli ultimi ideali che ho potuto salvare dalla delusioni.
Voi scrivete che è opera di buon cittadino questa mediazione; ed io vi dico che è opera di onest’uomo non far mai ciò che si ha bisogno di tacere e di coprire”.
Che lezione coi fiocchi, per quel banchiere!

Queste altre due lettere di Massimo D’Azeglio e di Luigi Settembrini, esempio di onestà scrupolosa di due valenti patrioti:

Massimo D’Azeglio al Ministro dell’Interno.

Torino, 24 maggio 1861
Eccellenza,
quand’io lascia il posto di Governatore di Miliano, fui messo in disponibilità, con metà dello stipendio. Trovo di poter fare a meno della somma che importa. Considerando che io, d’altronde, già ricavo dallo Stato cinquemila franchi come Direttore della Galleria, mi par dovere, nelle attuali condizioni delle finanze, di rinunziare al soldo di disponibilità.
Prego l’E.V. a voler dare gli ordini in conseguenza, e a credermi con tutta osservanza.
Suo devotissimo servo
MASSIMO D’AZEGLIO

Luigi Settembrini al Ministro dei Lavori Pubblici

Napoli, 22 ottobre 1866
Signore,
ieri Ella mi ha comunicato un decreto, che mi nomina Direttore del Ministero dei Lavori Pubblici. La ringrazio dell’onore che mi ha voluto fare, ma, per molte ragioni, non posso accettare questo uffizio; e gliene dirò solamente una, la più semplice.
A mio credere, ogni onest’uomo deve fare quello che egli sa fare; e io non sono uno di quei pochissimo che riescono bene in tutto, né uno di quei molti che pretendono di sapere tutto. Non ho le cognizioni tecniche necessarie a un Direttore dei Pubblici Lavori, e non potrei, senza danno pubblico e senza rimprovero della mia coscienza, togliermi un carico maggiore delle mie forze.
Perciò la prego di accettare la mia rinunzia
Servitor Suo
LUIGI SETTEMBRINI

Liberamente tratto da un testo scolastico
in uso nella Scuola Elementare a inizio 1900