Intervista a Michele Rainer

di Patrick Savinelli

Tutto è partito da quel salto e dagli sci rotti…………

Il cellulare squilla. Se non fosse per gli skiroll che ha appena staccato finito l’allenamento mattutino, lo potrei scambiare per un manager. Ormai Michele è un professionista e gli impegni si susseguono incessanti. La chiamata era dell’allenatore, che lo segue anche quando lui è in trasferta. Voleva sapere come stava andando la giornata d’allenamento. La fidanzata Sonia ci chiama per il pranzo, così ci avviamo verso la nostra chiacchierata non prima però di avere assaggiato il pane tipico della Val Gardena. “Ora stacco il telefono” mi dice “così possiamo parlare senza problemi. Sai alcuni giorni sono veramente tanto impegnato, prima o poi assumo un manager”.

Dopotutto il suo palmares è di tutto rispetto, nonostante la giovane età. E’ nato infatti il 14 settembre del 1982. Nel 1999 e nel 2000 vincitore della Coppa del Mondo di Skiroll. Nel 2000 campione italiano junior in staffetta 4 x 10 km di fondo. Nella stagione 2003-04 vice campione europeo, tre podi in coppa del mondo, con conseguente secondo posto nella classifica finale. Nel 2005 è vincitore della classifica di Coppa Italia di skiroll, medaglia di bronzo ai Campionati Italiani in salita a Enego (Vi), secondo nella gara di coppa del mondo a Oroslavje in Croazia e quarto a Cesis in Lettonia.

La leggenda narra che tutto è iniziato da quel paio di sci rotti dopo un salto al Doss del Sabbion…..

Infatti. Devi sapere che sono cresciuto nell’Unione Sportiva Carisolo. Mi ricordo la mia prima gara a Commezzadura, avevo otto anni e contro tutti i pronostici ho vinto; chi l’avrebbe mai detto, la mia prima gara, non ci credevo. Ho impresso ancora il momento della premiazione, quando mi consegnarono la coppa del vincitore, che custodisco gelosamente in camera mia. Ero molto esile nel fisico, rispetto ai miei coetanei sembravo veramente, come dicono, un mingherlino. Ho un bellissimo ricordo di quel giorno. Pensa che tutto è nato da una punizione di mio padre. Ero molto spericolato; sulle piste del Doss del Sabbion ho fatto un salto con gli sci e li ho rotti. Da quel momento mio padre mi ha messo in castigo, proibendomi di andare di nuovo a sciare al Doss. Era il 1990, mia mamma era incinta di mia sorella Sara, la più piccola della famiglia, così per qualche giorno mi sono trasferito presso la casa degli zii a Vermiglio, in Valle di Sole. Lo zio, appassionato dello sci da fondo mi ha portato a sciare, questa volta non più sulle piste da discesa. E’da lì che è partito tutto.

Ora sei un professionista e tutto è cambiato da allora…..

Da bambino quando gareggiavo mi ricordo che tutto era un gioco, vincere le gare era una sorta di scommessa con gli amici. Tutto era come uno scherzo, un gioco. Ora di acqua ne è passata sotto i ponti, sono un professionista; l’impatto chiaramente è stato molto forte, in quanto da bambino se i risultati stentavano a venire, non dovevo giustificare nulla a nessuno, né al corpo di appartenenza tanto meno alla stampa. C’è molta più pressione, è cambiato tutto. Quando ero bambino non dormivo quasi la notte dall’agitazione, dall’emozione per la gara del giorno dopo. Mi viene da ridere ora che ci penso, visto che si trattava della gara del paese; per me però ogni volta era la gara della vita soprattutto quando si gareggiava in casa. Figurati, tutti gli occhi puntati su di te, dei parenti, dei genitori, degli amici che ti venivano a guardare e poi la carica per battere i compagni d’allenamento…..

Ora riesco molto bene a gestire le emozioni, concentrandomi al meglio per l’appuntamento e questo lo ritengo veramente di basilare importanza.

Scuola e sport: in Italia due mondi ancora lontani e inconciliabili?

Una critica che posso muovere all’Italia è questa: se qui fai sport, a scuola sei guardato un po’ male. All’estero invece la mentalità è un diversa. Già a partire a livello scolastico, nei college, c’è più possibilità di fare sport. Le cose per fortuna stanno cambiando e di questo ne sono molto contento: da due o tre anni ci sono degli ski college, uno in Val Venosta, a Malles e l’altro in Valle di Fassa dello Ski Team Fassa, dove esiste la possibilità di fare sport, attività legata però solo allo sci. E’ già qualcosa, ma la nostra mentalità in fatto sportivo è un po’ primitiva. All’estero c’è una cultura più sportiva, non solo legata ad una attività, ma a tutti. Basti pensare alla Norvegia, dove campioni del calibro di Aamodt e Kjus, campioni olimpici e mondiali di sci alpino, provengono da questi tipi di scuola. Abbinare sport e studio è molto bello, penso alla Val Gardena dove i ragazzi dello Ski Team, uno dei più forti d’Italia, sono tranquilli dal punto di vista scolastico, anche se non hanno la Ski Schule.

Parliamo un po’ di come è organizzata la tua attività sportiva durante il corso dell’anno.

Durante la stagione invernale sono tesserato come GS Carabinieri, mentre l’estate, a parte le 4-5 gare promozionali dove non serve il tesseramento per la federazione, corro con la società Hartmann, in quanto la federazione è diversa, non più la Fisi ma la Fiph, Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio.

Lo skiroll è una sottocommissione che fa parte di questa federazione, dalla quale siamo ben seguiti anche dal punto di vista economico. Sono nella Squadra Nazionale il cui ct è il bolognese Pierluigi Papa; ci sono poi due fisioterapisti, due allenatori che seguono i ragazzi giovani che non hanno ancora un allenatore personale ed infine due tecnici che curano i materiali. Il team è molto bene organizzato. Nella squadra A siamo in tutto dieci atleti, equamente divisi in squadra femminile e maschile mentre cinque atleti formano la squadra B che ogni volta si deve guadagnare la convocazione alle gare.

Quante gare fai all’anno?

Faccio circa 35 competizioni all’anno di skiroll suddivise in 13 di Coppa Italia, una decina di coppa del Mondo e le gare promozionali. Il top per me quest’anno è rappresentato dai campionati europei che si terranno in Russia a metà luglio nell’arco temporale di una settimana. Sto concentrando il lavoro per arrivare al top per quell’appuntamento. Avremo un prologo in salita in alternato, un inseguimento al piano in skating e una gara sprint.

Parlami della specialità dello skiroll.

Lo skiroll è una novità. Per questo sono l’unico atleta per quest’anno che fa parte della società Hartmann nel settore dello skiroll. Volevo correre con questo team essendo una delle società più quotate in questo momento e di questo sono a loro grato.

In Italia lo skiroll si sta facendo sempre più strada man mano che il tempo passa. In questi ultimi cinque anni ha fatto passi da gigante. Abbiamo avuto l’opportunità di viaggiare parecchio in Europa, siamo stati a gareggiare nei meravigliosi centri storici di Praga e di Amsterdam, con un pubblico stupendo a fare da cornice. Pensa che adesso fanno dei corsi per diventare maestro di skiroll. Il requisito è che tu sia già maestro di sci da fondo e questi corsi vengono tenuti a Riccione.

Alla domenica a Pordenone e a Bassano del Grappa vengono tenuti per i bambini dei corsi per imparare lo skiroll con grande successo. Parliamoci chiaro, se in una valle le possibilità sportive sono legate al calcio e allo sci alpino, logicamente può scegliere solo questi. Ma se il margine si allarga anche allo skiroll, i bambini hanno la possibilità di provarlo.

Pensa all’America dei college dove ci sono tanti sport o alla Val Gardena, dove secondo me la mentalità sportiva è molto all’avanguardia con ampia possibilità di scelta da parte dei bambini, salto, combinata nordica, fondo, hockey, atletica, bici, slittino pista naturale, freestyle e non solo questi.

Nella tua ancor giovane carriera agonistica hai avuto l’opportunità di viaggiare molto. Qual è il paese che più ti ha colpito?

Recentemente sono stato in Croazia per delle gare di Coppa del Mondo e devo dirti che sono stato piacevolmente colpito dall’affetto della gente; si vedeva proprio che ci tenevano molto, partecipando con il cuore alla Coppa del mondo che hanno organizzato. In quei giorni le scuole sono state chiuse per permettere ai ragazzi di seguire le gare e questo ha permesso loro di vivere in prima persona il clima delle gare e assaporare la cultura sportiva. C’era “Eurosport” che garantiva la copertura televisiva e devo dire che nemmeno in Francia al mondiale ho visto un’organizzazione di questo genere, con cerimonia di apertura e di chiusura preparate in maniera impeccabile. Si percepiva che sentivano l’avvenimento in modo speciale.

Ti piacerebbe di più partecipare alle Olimpiadi con lo skiroll o con lo sci nordico?

Devo dirti che mi piacerebbe partecipare alle Olimpiadi più da skirollista che da fondista. Logico però che se il commissario tecnico Albarello mi chiamasse, non direi sicuramente no. La mia preparazione psicologica e fisica allo stato attuale è legata allo skiroll più che allo sci nordico. Ora ho ventiquattro anni e voglio correre ad alti livelli ancora dieci anni; darò il massimo per raggiungere i migliori risultati nello skiroll. La porta con lo sci da fondo è sempre aperta, non devo dimenticare infatti che sono nato fondista. Mai dimenticare le origini.

Nella mia carriera sportiva ci sarà sicuramente qualche gran fondo come la Marcialonga.

Cosa hai provato quando hai visto Zorzi tagliare il traguardo vittorioso alle Olimpiadi di Torino nella staffetta maschile?

Ho seguito la gara in tv, la mia sensazione era di incredibile felicità, due dei frazionisti Pietro Piller Cottler e Giorgio Di Centa appartengono al mio Corpo, quello dei Carabinieri,. E’ una medaglia per l’Italia e si sa che giocando in casa le motivazioni, la tensione oltre all’attesa e alle aspettative si amplificano.

Un po’ di rammarico da parte mia c’era chiaramente, in quanto da atleta mi sarebbe piaciuto essere alle Olimpiadi. E’ giusto però che abbiano corso loro, per i sacrifici che hanno fatto nel corso della loro carriera giunta in quel momento all’apice e nel pieno della maturità agonistica. Noi siamo ancora giovani e dobbiamo in un certo senso farci le ossa. E’ il massimo vincere una medaglia d’oro alle Olimpiadi nella staffetta per di più partecipando in casa, è un momento che aspetti da tutta la vita. E’ stato bello condividere la gioia con loro, anche se ero a casa mia dal punto di vista emotivo è come fossi stato li sul campo di gara.

Tra i tuoi colleghi, qual è il collega che più ti ha impressionato?

Il campione che più mi ha impressionato è Pietro Piller Cottler. Devi sapere che quando si arriva al professionismo bene o male il fisico ce l’hanno tutti, ma la testa, la tattica, l’intelligenza, la preparazione sia prima che durante la gara, ti porta a vincere. Questo diversifica lui dagli altri, il campione dall’atleta normale. E’ il mio idolo, prendo molto spunto da lui.

Ho visto in camera tua la foto con l’ex presidente Ciampi…..

E’ stato un incontro molto emozionante con l’ex Presidente della Repubblica Ciampi. E’ un appassionato di sport dato che ha scelto come residenza estiva per le ferie la nostra caserma in Val Gardena. Ha scelto di stare in mezzo a noi sportivi e questo è un motivo d’orgoglio per tutti noi. Rimanendo nell’ambito delle persone importanti, qualche visita l’abbiamo avuta dal vice-presidente del Coni Manuela Di Centa, campionessa olimpica e sorella di Giorgio.

Il tuo sogno nel cassetto e un rammarico della tua carriera sportiva.

Il mio sogno nel cassetto è una medaglia olimpica. Il mio rammarico invece è legato alla stagione 2003. Ho perso la Coppa del Mondo dove mi sono classificato in seconda posizione per aver saltato per seri motivi la trasferta turca ad Ankara. L’unico mio rammarico è questo; la mia carriera fino ad ora mi ha dato grandi soddisfazioni, non mi posso lamentare.

Sarebbe bello vincere una gara qui a Pinzolo. Spero di poter fare qualche gara di Coppa Italia qui in casa, non si sa mai. E’ bello pensare che i miei primi allenatori e i vecchi compagni di sci club mi telefonano quando leggono sul giornale i miei risultati. Dà soddisfazione sapere che l’affetto della tua gente è rimasto, sapere che sei seguito.

Hai particolari ringraziamenti da fare?

Innanzitutto vorrei ringraziare mio padre, che mi ha seguito con grande costanza e spirito di sacrificio fino ad ora, poi mia madre e le mie sorelle. Vorrei ringraziare la mia ragazza Sonia, che anche lei con grande affetto mi segue quando è libera dagli impegni di lavoro, nelle gare e negli allenamenti. Un grande ringraziamento va infine al Gruppo Sportivo Carabinieri e la società Hartmann che mi danno la possibilità di gareggiare.

Michele Rainer di Pinzolo (foto Patrick Savinelli)