Campiglio: intervista a M. Sansoni sul suo progetto di Patascoss

di G. Ciaghi

Tutti d’accordo, maggioranza e minoranze: progetto approvato all’unanimità con i complimenti al suo redattore, l’architetto Matteo Sansoni, giovane professionista di Madonna di Campiglio, chiamato in aula a dar conto dei criteri informatori e a illustrare i dettagli tecnici dell’intervento. Si tratta dell’ampliamento del bar ristorante Patascóss, situato in un luogo di particolare pregio ambientale, nei pressi della partenza del celebre canalone Miramonti, il mitico stadio delle slalom della 3TRE. Costo dell’opera 1.511.000 euro. A lui il merito di aver saputo armonizzare gli aspetti della tradizione con le esigenze moderne in un’ottica di funzionalità, di sviluppo sostenibile e di rispetto del paesaggio. Gli diamo la parola.
Vuole spiegare ai nostri lettori come è stato articolato il progetto di ampliamento?
“Anzitutto va premesso che il progetto nasce dall’esigenza di adeguare la struttura esistente, di proprietà comunale, alle nuove normative. L’intervento ha suggerito di fornirla degli spazi necessari ad accogliere il turista in maniera decorosa. Allo stato attuale infatti si presenta carente di spazi e di attrezzature appropriate, e mostra all’esterno dei corpi posticci (gazebo di tela) e di dubbio gusto, soprattutto in un contesto ambientale come quello del Patascóss: un balcone privilegiato sul maestoso gruppo del Brenta. Recentemente poi è stata sostituita la storica funivia del 5 laghi con un impianto ad agganciamento automatico che porta in quota 1800 persone l’ora; se infine pensiamo anche al collegamento impiantistico Pinzolo/Campiglio, che avrà il suo arrivo nelle immediate vicinanze del ristorante Patascóss, tutto ciò fa capire la valenza, anche da un punto di vista estetico, del rinnovamento funzionale dell’edificio in questione”.
Potrebbe scendere nel dettaglio, riassumerci le caratteristiche principali dell’intervento, accennare alla capienza, fornirci qualche altro dato?
“Si parte dalla demolizione e ricostruzione dell’edificio esistente per dare luogo ad una nuova struttura, solo 70 cm più alta, che prevede, come l’attuale, due piani fuori terra ed uno seminterrato. Il tetto sarà a due falde, con una serie di abbaini per dar luce al piano superiore. Nel seminterrato saranno collocati i servizi igienici, i depositi, i ripostigli e la centrale termica; al suo esterno, sul lato che si affaccia sulla pista da sci, troverà posto un “take away”per consentire allo sciatore di consumare cibi e bevande in fretta senza dover entrare nel ristorante, nel bar o nella tavola calda ricavati subito sopra, al piano terra. Dove è stata sistemata anche la cucina. Una scala ed un ascensore portano al primo piano dove si trovano un’ altra sala ristorante capace di 120, 130 coperti e l’appartamento del gestore, con accesso dall’esterno, indipendente.
Ci ha parlato di un contesto ambientale “privilegiato”; può dirci qualcosa sui materiali scelti per conservarlo tale?
“I materiali hanno un’importanza fondamentale in un progetto: l’epidermide di un manufatto offre all’osservatore il primo contatto. Qui abbiamo privilegiato materiali di rifinitura e di rivestimento tipici dell’ambiente circostante: il larice per la copertura e i tamponamenti, il granito per pavimentazioni e rivestimenti, materiali nobili e da sempre usati quassù nell’edilizia spontanea. L’ossatura portante invece sarà in cemento armato, con blocchi in legno cemento e strati isolanti con polistirolo. Si tratta di una tecnologia adatta a garantire sia l’isolamento termico sia un alto livello di comfort igrometrico nei locali interni”.
Il “cuore” di un edificio di solito è rappresentato dagli impianti funzionali ad esso. Quali soluzioni ha adottato quassù?
“Faccio parte di uno studio associato di quattro persone, tre delle quali sono ingegneri specializzati in settori diversi. Noi siamo convinti che oggi vada ripensato il modo di progettare del passato, che occorra una maggiore responsabilità etica e sociale insieme. Tutto va ricondotto al problema energetico: ogni scelta deve essere valutata in questa funzione, nulla può essere omesso. Valutato il fabbisogno energetico in base a volumetria, utenza, materiali ed altri dati, abbiamo ritenuto conveniente sfruttare l’energia geotermica per il riscaldamento degli ambienti interni con un impianto a bassa temperatura a pavimento, coadiuvato da un impianto a gas in caso di necessità, che svincolano l’edificio dall’impiego di combustibili fossili. Secondo step in termini di risparmio energetico sarà la costruzione di un “orto solare”, dove verrà “coltivata” energia elettrica, a ridosso del declivio sottostante il villaggio Patascóss, un luogo con inclinazione ed esposizione ottimali. E’ costituito da una serie di pannelli fotovoltaici fissati nel terreno e completamente integrati in esso, che avranno il compito di fornire elettricità all’edificio”.
Possiamo allora concludere che il manufatto in progetto ha una veste tradizionale, ma con un cuore nuovo?
“Diciamo piuttosto che la morfologia edilizia ed i materiali impiegati riconducono all’edificio preesistente. Mi piacerebbe definire il resto “cuore tecnologicamente avanzato”, ma preferisco chiamarlo un intervento progettualmente responsabile”.
Il che svela l’amore di Sansoni per Madonna di Campiglio, il suo paese, località dove purtroppo gli interessi privati hanno inferto ferite gravissime all’ambiente e al paesaggio, una stagione che si spera conclusa.

Matteo Sansoni – Prospetto di Patascoss