Pinzolo: Fabrizio Collini nel ricordo dei suoi compagni di scuola

di G. Ciaghi

“Ho sentito la notizia alla televisione, la sera alle sette e mezzo. E’ stata una mazzata. Mi sono messo a piangere e non riuscivo più a frenare le lacrime”. Bruno Ferrari, una vita da autista dell’Atesina, era stato stato suo compagno di banco per tre anni alle scuole medie di Pinzolo, nella sezione C. Una classe presa a modello da tutta la scuola per la qualità degli alunni, il rapporto di familiarità e di amicizia instaurato tra di loro. Che si era consolidato e rafforzato nel tempo, tanto che si ritrovavano a ricordare la loro gioventù. Qualche anno fa avevano festeggiato i 35 anni del diploma di terza media a Bocenago, invitando anche i loro insegnanti, il Gino Camin, il Pierantonio Molinari, il Giuseppe Ciaghi, il Renzo Viviani… Fabrizio era uno di loro. “Era il più bravo della classe – ricorda Maura Mosca – intelligente, e poi buono, generoso, forse anche timido. Uno di noi. Non faceva pesare il fatto di appartenere ad una famiglia che era l’elite di Pinzolo. Spesso veniva a scuola accompagnato dalla mamma. Anche lei una persona squisita. Aveva davanti un futuro splendido…difronte a una tragedia come questa non so cosa pensare”. Il Bruno ci parla delle numerose volte che lo aveva incontrato a Trento, tra un viaggio e l’altro della corriera, ci parla della sua disponibilità, nonostante al differenza di condizione sociale, di come lo avesse spesso invitato a pranzare insieme e avessero discusso insieme. Anche dei suoi malanni. Gli aveva parlato del cancro, delle sue preoccupazioni, della sua soddisfazione per essere riuscito a cavarsela, della sua umanità. ”L’ha fatta finita perché era troppo buono!” sentenzia, e va giù duro: “I problemi giudiziari e quell’accanimento contro la sua persona lo hanno distrutto. Corruzione??!! Invece che mettere in galera quelli che avevano preteso da lui delle tangenti per appaltargli dei lavori, l’apparato ha rovinato lui. Lo sappiamo tutti che per ottenere dei lavori gli imprenditori spesso devono sottomettersi a certe cose. E chi ha un’impresa deve lavorare e dare lavoro ai suoi dipendenti. E per questo spesso subire dei ricatti”. Chi lo ha avuto a suola lo ricorda in aula, dove c’erano tre file di banchi. Lui stava nell’ultima, a destra della cattedra. “Nel primo banco la Maura Mosca con Franca Polla, dietro la Maura Masé con la Gianna Castellani; nel terzo banco l’Aldo Marzoli con Luciano Feltracco, poi la Nicoletta Riviera con Nadia Sicheri e nell’ultimo banco lui, il Fabrizio, che era più alto degli altri, col Bruno Ferrari. Tutti ragazzi che nella vita hanno saputo confermare nei settori più diversi, dall’architettura all’insegnamento, ai vari rami dell’imprenditoria la fiducia riposta in loro. Fabrizio è uno di loro, una parte di loro, e continuerà a vivere con loro.