Come stanno i grandi carnivori?
Nell’ambito  del 14° Trofeo “Danilo Re” ci si è confrontati sul tema:
    Come stanno i grandi  carnivori?   
  Il  Pnab è capofila del gruppo di lavoro “Grandi carnivori” dei Parchi alpini 
Si  è svolto, nei giorni scorsi , a Mittersill (Austria), nel Parco Nazionale degli Alti Tauri, il 14° Trofeo Danilo Re, una competizione di sport invernali,  organizzata dalla Rete delle aree protette alpine (Alparc) e rivolta a tutte le  aree protette alpine.
  Come  di consueto, a fianco della manifestazione sportiva è stato organizzato un incontro tematico, quest’anno dedicato a orso, lupo e lince sulle Alpi, dal  titolo “Ruolo ed esperienze dei  guardaparco nella conservazione dei grandi carnivori”. Il meeting, che ha  visto anche il Parco Naturale Adamello Brenta tra gli organizzatori, ha  permesso di passare in rassegna le esperienze delle aree protette alpine, con  la finalità di consentire ai guardaparco  di confrontare le loro conoscenze in questo settore. L’esperienza del Pnab è  stata presentata dal guardaparco Matteo Zeni 
  Sempre  nel tentativo di condividere le strategie attuate nelle aree protette, mettendo  in rete le buone pratiche per la conservazione dei grandi carnivori, nel corso  del Danilo Re è stato organizzato anche un workshop  del Gruppo di lavoro “Grandi Carnivori- Alparc”, di cui il Parco Naturale  Adamello Brenta è capofila. 
  Tale momento di  incontro, presieduto dal Direttore Claudio   Ferrari, è stato partecipato da numerose aree protette dei paesi alpini e ha permesso non solo  l’aggiornamento della situazione dei grandi carnivori sulle Alpi, ma anche la presentazione di un programma di attività  del Gruppo di lavoro per il biennio 2009-2010. Tra le principali azioni  programmate la condivisione del materiale comunicativo prodotto nei diversi  contesti, lo scambio di dati derivanti dalle ricerche scientifiche in corso, e  l’avvio di corsi di formazione reciproca rivolta la personale dei parchi.  
  “La condizione dei  grandi carnivori – spiega Filippo Zibordi, responsabile dell’Ufficio Faunistico del Parco  Naturale Adamello Brenta – al momento non è particolarmente promettente,  soprattutto se confrontata con le speranze che, dieci anni fa, si nutrivano nei  confronti dei processi di ricolonizzazione spontanea dell’Arco alpino. Gli  interventi tenuti durante il workshop hanno concordato sul fatto che i processi  di migrazione naturale hanno subito dei rallentamenti o si sono arrestati,  senza raggiungere i risultati auspicati. In questo contesto, le situazioni oggi  più incoraggianti sono quelle derivanti dai progetti di “conservazione attiva”  attuati dall’uomo, come il Life Ursus nel nostro Parco oppure l’iniziativa di  reintroduzione della lince in Svizzera. Per favorire il ritorno di orso, lupo e  lince, nei prossimi anni occorrerà dunque promuovere azioni di comunicazione,  sensibilizzazione e ricerca scientifica che permettano lo sviluppo di una  cultura di convivenza tra l’uomo e queste tre specie: in questo settore grande  potrà essere il contributo delle aree protette”. 

 
			 
			 
			 
			 
			