Il 18 agosto di due anni fa ci lasciava Ermanno Salvaterra, “l’Uomo del Torre”

di Montagna.tv

Il 18 agosto di due anni fa ci lasciava Ermanno Salvaterra, “l’Uomo del Torre”

Ecco come ha ricordato Ermanno Salvaterra montagna.tv, il primo sito italiano sul mondo della montagna e dell’alpinismo:

Ermanno Salvaterra, “l’Uomo del Torre”

18 agosto 2023 perdeva la vita cadendo sul Campanile Alto il grande scalatore trentino. Fu protagonista di salite clamorose su molte vette della Patagonia e sulle Dolomiti di Brenta, che ammirava dalla finestra di casa. Ripercorriamo una carriera straordinaria.

Ermanno Salvaterra nasce il 21 gennaio 1955 a Pinzolo, aprendo gli occhi sulle guglie e le pareti delle Dolomiti di Brenta. Passa le prime estati al Rifugio XII Apostoli, gestito dalla sua famiglia dal 1948 al 2007, alternando lavoro e primi passi sulla roccia. A undici anni riceve il battesimo alla scalata lungo una via alle Torri d’Angola: è l’inizio di una grande carriera per il mondo.

Ermanno Salvaterra, “l’Uomo del Torre”

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L’Uomo del Torre dal cuore gentile – di Alessandro Giacomini

​Sono trascorsi due anni da quando il mondo dell’alpinismo ha perso una delle sue figure più iconiche:

Ermanno Salvaterra.

Noto ai più come “l’uomo del Torre” per le sue imprese leggendarie su una delle pareti più difficili e affascinanti del mondo, il Cerro Torre, Ermanno era una montagna di uomo anche nel carattere, ma la sua vera grandezza non si misurava solo in metri di roccia e ghiaccio.

​Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo al di là delle sue imprese sportive sa che Ermanno era, prima di tutto, una persona di straordinaria sensibilità.

Era un’anima gentile, con un’attenzione profonda per gli altri, che fossero esseri umani o animali.

La sua era una generosità silenziosa e concreta.

Non era raro vederlo prendersi cura delle colonie feline, nutrendole e spendendo di tasca sua per il loro sostentamento.

Spesso si commuoveva nel vedere un animale in difficoltà, un dolore che non riusciva a sopportare passivamente.

A tal punto che arrivò a costruire un recinto vicino a casa sua per accogliere dei cuccioli di capriolo che avevano subito delle amputazioni, offrendo loro un rifugio sicuro e amorevole.

​Ma la sua generosità andava oltre il regno animale.

I suoi gesti di altruismo verso le persone erano fatti in modo discreto, quasi segreto ma concreto.

Si racconta che, scendendo dal Rifugio Dodici Apostoli, spesso si caricava sul suo autocarro della legna tagliata in quota e, senza dire nulla, andava a consegnarla direttamente a casa del proprietario.

Un gesto inaspettato, un dono silenzioso che arrivava come una sorpresa, a testimonianza di un animo genuino e premuroso.

​Ermanno Salvaterra ci ha insegnato che la vera forza di un uomo non si misura solo con la resistenza fisica in alta quota, ma con la capacità di chinarsi a prendersi cura di una vita più fragile e della sua stessa  comunità.

La sua eredità non sono solo le vette conquistate, ma la profonda umanità che ha dimostrato in ogni aspetto della sua vita.

Ermanno era sì l’uomo del Torre, ma era anche e soprattutto un uomo di cuore.

La Sua mancanza è la più forte presenza che si possa sentire.

Ermanno sarà sempre con noi.

Giacomini Alessandro