La piscicoltura nella Judicaria dalle origini alla metà del ’900

di G. Ciaghi

A volte una notizia incontrata in un testo e riportata con rigore scientifico riesce, se non proprio a stravolgere l’opinione che ci eravamo fatti su di una determinata questione o su talune persone partendo da certe fonti e fidandoci di esse, quantomeno a inquadrarci i fatti in un contesto piu’ aderente alla realtà storica e al clima socio-economico dell’ambiente in cui si sono sviluppati. Una cosa simile ci è capitata leggendo l’interessante saggio di Ennio Lappi su “La piscicoltura nella Judicaria dalle origini alla metà del ’900” , volumetto distribuito dal Centro Studi Judicaria insieme all’ultimo numero (il 69) della rivista diretta da Graziano Riccadonna.

Cinque pagine di quella ricerca si soffermano a parlare della troticoltura Cozzini di Giustino, ne documentano la nascita, la crescita, l’abilità gestionale, il mercato, la fortuna e le vicende, con riferimenti, precisi e significativi, ai rapporti con le istituzioni, con cartine e foto a corredo, veramente pregevoli, e con richiami ai collegamenti con le altre realtà similari sorte sul finire dell’Ottocento nel Tirolo di lingua italiana. Per noi sono state preziose; ci hanno aiutato a mettere insieme alcune tessere mancanti nel racconto “Origini e sviluppo della <> di Giustino” che don Girolamo Viviani pubblico’ in due puntate su Campane di Rendena nel 1966. Vi affermava che l’immane inondazione del 1882 con lo straripamento della Sarca e del rio Flanginech aveva prodotto danni gravissimi alla campagna di Giustino tanto da averne mutato l’aspetto e da provocare l’intervento del Governo, che affido’ a Giovanni Viviani, uomo abile ed avveduto, capocomune di Giustino dal 1870 fino alla morte avvenuta nel 1908, il recupero delle terre e l’imbrigliamento dei corsi d’acqua. Grazie alla sua solerzia dopo due anni le campagne dei privati erano state bonificate, tranne 50.000 metri di terreno alluvionato in località “Pont”di proprietà comunale. Questi vennero acquistati da Antonio Cozzini, reduce dall’Australia dove era emigrato, che vi pianto’ una fattoria con una ventina di bovini. Ai suoi margini, approfittando della presenza delle acque del Flanginech, particolarmente adatte allo scopo, avrebbe fatto società col Viviani e dato vita alla piscicoltura che dopo la di lui scomparsa porto’ avanti da solo.

Secondo Lappi fu invece il Viviani a creare la piscicoltura, che poi condivise col genero, appunto il Cozzini, a cui aveva venduto le terre del comune. Illuminanti le parole di Lappi su questo personaggio: “Giovanni Viviani detto Monech, originario di Verdesina, svolse per molti anni le funzioni di maestro elementare e dirigente scolastico a Giustino. Per oltre un trentennio fu autorevole e, per molti censiti, dispotico capocomune circondandosi di una rappresentanza comunale formata da parenti stretti e amici fidati, tra i quali il fratello Massimiliano, i figli Rosario e Pio ed il genero Antonio Cozzini dei Tonella. Quest’ ultimo che aveva sposato Ester Viviani, alla morte del suocero avvenuta il 10 aprile 1908 diverrà unico proprietario della piscicoltura; Rosario Viviani invece, sostituirà il padre alla guida del comune e questo susciterà forti malumori e non poche proteste”. Leggere la narrazione della vicenda fatta da don Girolamo Viviani, che si risolve in un elogio a Giovanni e Antonio, e confrontarla con quella di Ennio Lappi ci aiuta a capire quanto sia difficile venir a capo della verità storica, come il tacere un’informazione possa a volte portare a intendere gli accadimenti in maniera difforme dalla realtà, e come i problemi di oggi, specie legati al nepotismo, siano del tutto identici a quelli di ieri, del così detto “buon tempo andato”. Un grazie al Centro Studi Judicaria per i contributi di conoscenza che riesce a fornirci con le sue periodiche pubblicazioni.

Cartolina di auguri pasquali scritta da Antonio Cozzini al cognato don Girolamo Viviani