Pinzolo: E poi si parla delle immondizie di Napoli….!

di G. Ciaghi

E’ un costume, una tradizione molto sentita dagli abitanti del paese, quella di fare un giro, si può dire ogni giorno, fino al cimitero di San Vigilio a salutare parenti ed amici scomparsi, controllare i fiori, annaffiarli o cambiarli se appassiti, pulire la tomba, accendere un cero, recitare un requiem davanti alla lapide e congedarsi con un segno di croce sul tumulo. Per poi fermarsi a scambiare quattro parole con persone del paese arrivate lì per la stessa ragione, rammentare le figure di quelli che ci hanno lasciato e magari arrischiare qualche riflessione sul senso della vita. Più in là, davanti alla chiesa, al centro del vecchio camposanto, capita di scorgere sempre più spesso gruppi o comitive di visitatori, provenienti da tutta Europa e persino da Oltreoceano, naso all’insù inseguire con lo sguardo i movimenti e il ritmo degli scheletri che conducono “il ballo della Morte” al suono di due bombarde accompagnate dalle note gravi e basse di una cornamusa: turisti o appassionati d’arte che di solito poi fanno un giro intorno all’edificio per osservarne le strutture architettoniche prima di entrare nel tempio ad ammirarne lo splendore degli altari barocchi e delle pitture, da quelle di tipo carolingio a quelle bascheniane attraverso la scuola del Trecento veronese. Proprio per questi aspetti il luogo, che è un po’ il biglietto da visita di Pinzolo, è tenuto in ordine con molta cura dal comune, che vi dedica parecchia attenzione. Cura che purtroppo non sembra incontrare altrettanto rispetto da parte dell’utenza. Il riferimento è a quella del luogo ovviamente, non agli ospiti. Nonostante fuori dal muro del cimitero nell’angolo di sud ovest, a circa trenta passi dall’ingresso/uscita del camposanto, da anni sia stato ricavato e recintato un punto per la raccolta dei rifiuti, con contenitori diversi per la differenziata, ci sono delle persone che, per miseria, per maleducazione e fors’anche per qualche altra ragione, vanno a gettare i residui dei fiori appassiti, vasi e contenitori di plastica, ceri mezzi finiti e quant’altro addosso alla chiesa, nell’angolo di nord est, là dove l’abside si inserisce nel corpo rettangolare dell’edificio, creando un vero e proprio immondezzaio. E questo davanti alle tombe di altri defunti, quasi quest’ultimi appartengano ad una classe inferiore, sul percorso dei visitatori che, facendo il periplo dell’edificio, hanno così modo di rendersi conto del grado di civiltà della nostra gente; e sotto ad un cartello appeso al muro, dove si legge che lì “è vietato depositare immondizie”. Il contenuto di tale cartello nei giorni scorsi deve aver pesato sulla coscienza di qualcuno se domenica pomeriggio ha pensato bene di staccarlo dal muro e di infilarlo sotto le immondizie. Fatta scomparire la scritta probabilmente si era sentito in regola e si era liberato dal peso sullo stomaco! Alla faccia di un senso civico, che ci autorizza a considerare con disprezzo quanto accade a Napoli e dintorni. Quasi noi fossimo diversi! A Napoli le immondizie non sanno dove metterle; qui invece ci sono contenitori appositi e noi le ammucchiamo sui muri di una chiesa, che è monumento nazionale protetto, in mezzo ad un cimitero! A pulire quel ricettacolo saranno gli uomini della squadra comunale, che avrebbero ben altro da fare, operazione che rappresenta inoltre anche dei costi.