Comunità di Valle o tutte le Comunità in Valle?

di Ivan Simoni

Chiedo cortese ospitalità alla colonne del Vostro giornale per esprimere alcune considerazioni in merito alle comunità (minuscolo) di valle che in questi giorni compiono un anno di vita. Lo scorso anno eravamo tutti , o quasi fiduciosi, che queste nuove Istituzioni avrebbero segnato una nuova fase del rapporto periferia /centro. Purtroppo la strada per l’inferno è lastricata delle migliori intenzioni per cui ritengo di esprimere il mio personale parere in merito ad alcune problematiche.

la gestione dei tributi: quei pochi in mano ai Comuni, non sarà più in capo alle amministrazioni locali ma sarà gestita dalla comunità di valle, per cui si avrà l’effetto togliere un servizio offerto in maniera efficiente e vicino alla gente con un altro uguale, meno efficace e perdi più lontano,

gestione commercio : questione Spiazzo/Poli/cooperazione, comunità se ci sei batti un colpo,

unione dei servizi comunali : stop alle gestioni comunali volontarie di servizi , i Comuni non possono decidere di gestire, tra di loro, servizi in forma associata;

gestione urbanistica: anche in questo caso l’adozione degli strumenti urbanistici sarà tolta dai comuni e data alla comunità di valle, per togliere pressioni indebite ai Sindaci da parte di rapaci speculatori direte voi, oppure per altre ragioni ( a pensare male si fa peccato però molte volte ci si indovina),

gestione di opere sovra comunali : se qualche buon anima si è tolta la briga di vedere come sono state decise quali opere siano gestite dalla comunità ed in che modo si è fatto un idea di quali siano le risorse veramente disponibili per gli investimenti;

riforma istituzionale a costo zero : ricordate l’Assessore Bressanini nel suo tour di qualche anno fa in cui illustrava la riforma istituzionale della Provincia, il superamento dei campanili, l’abbandono del trentocentrismo ecc?. Belle parole di cui non c’è traccia nella realtà, i costi delle diverse assemblee e delle strutture ad esse collegabili non mi paiono diminuiti, anzi.

Se vogliamo evitare che le nostre Comunità, io scrivo da Montagne, si trovino a doversi trasferire armi e bagagli in Val d’Adige, chiedo che tutti i consigli comunali delle Giudicarie si facciano carico di questi problemi ed adottino delle delibere in cui venga ribadita la volontà di decidere da soli con chi gestire i servizi, in che modo e quando.

Se siamo arrivati a questo punto è perché storicamente “noi (giudicariesi) siamo da secoli calpesti e derisi perché non siam popolo perché siam divisi” (G.Mameli).

Spero che questo mio piccolo contributo serva quanto meno ad aprire un dibattito e dare un colpo d’ala ai molti che non condividono lo stato delle cose attuali.