Intervista a Romano Sandri

di Mariapia Ciaghi

“I lavori di Romano Sandri si propongono come rifiuto di cio’ che e’ codificato ed esprimono al contrario, la puntigliosa meraviglia verso la sconfinatezza dell’incodificabile che, a sua volta, si propone con radici forse piu’ aderenti alle necessità dell’uomo, inteso come individualita’ ma anche come specie come collettività sociale in un ambiente naturale.”

Qual e’ la condizione spirituale che le permette di far nascere dei racconti attraverso segni e linee?

E’ l’azione del fare segni e linee che mi permette di raggiungere uno stato mentale molto coinvolgente e appagante, mi sento bene con me stesso, le emozioni si susseguono incalzanti e permettono lo svilupparsi di altri pensieri altre idee. Penso che la facolta’ inventiva applicata ad una qualsiasi delle arti e nel mio caso all’elaborazione grafica sia sempre distinta dal “mestiere” anche se non può prescindere da esso.

Quale il suo credo come uomo che si esprime attraverso l’arte?

Premetto che io mi trovo in una posizione di osservatore nei riguardi di alcune particolare problematiche legate al mondo dei pittori. Non sento il fare arte come una missione. Sono un designer che fa “ricerca” nel campo dei segni, oltre a questo mi sento coinvolto dalla poesia, dalla letteratura, dalla musica, dal ballo, dal mondo delle immagini, che influenzano il mio modo di vivere.

“La vicenda a guardar bene e’ sempre la stessa: e consiste nello stupore quotidiano dell’uomo che scopre di essere vivo fra elementi altrettanto vivi, dialogando con i colori, le nuvole, i raccolti, col sole e la terra grande: un uomo che lietamente si riconosce nelle cose.”

Quale il rapporto tra artista e critico nella sua esperienza personale? Come ricorda suo fratello Rinaldo?

Qualsiasi argomento si affronti non e’ possibile prescindere dalle esperienze che si stanno vivendo e che influenzano il modo dei pensieri. Questa fase della mia vita è stata fortemente segnata dalla morte di mio fratello con il quale avevo un intenso e profondo rapporto affettivo e intellettuale. Mi manca molto, vivo una situazione di “assenza” che mi avvolge e mi lascia frastornato. Rinaldo aveva una grande cultura e nei nostri incontri avevo modo di verificare le mie idee attraverso il filtro del suo rigore intellettuale, parlavamo molto, ma gli argomenti principali non erano riferiti al suo lavoro di giornalista e critico d’arte o al mio. Ho una grande nostalgia di quel nostro avventuraci in ardite forme di pensiero.

“C’e’ una fantasia delle idee, una fantasia dei suoni, e ce n’e’ una delle immagini, nel senso che idee, suoni e immagini possono, una volta trasformati dall’invenzione, non avere riscontro con il profilo della comune realtà.”

Che tipo di rapporto e amicizie ha stretto con gli artisti locali?

Nel 1976 ho conosciuto Sergio Trenti, pittore, artista e personaggio non comune nel campo dell’arte e in quello della vita. Abbiamo avuto modo di approfondire la nostra conoscenza in occasione di numerose mostre organizzate insieme, inoltre ero assiduo frequentatore del suo studio e della sua bella famiglia. Il suo mondo artistico era sorretto da un credo assoluto, per lui l’arte era con la “A” maiuscola come sosteneva spesso lanciandosi con impeto donchisciottesco contro i mulini a vento dell’ingiustizia o di qualche aspetto triste che condiziona la vita dell’uomo. Sergio ha realizzato delle opere notevoli, personalmente ho sempre avuto una predilezione per i disegni a carboncino, a china, e per le sanguigne che realizzava con una sensibilità magistrale.

Con la biblioteca di Pinzolo diretta in quegli anni dal prof. Giuseppe Ciaghi, e con l’ins. Claudio Cominotti abbiamo cercato in tutta la Val Rendena le persone che si dedicavano ad un qualche espressione d’arte. Abbiamo trovato e contattato e coinvolto in mostre ed in una pubblicazione: poeti dialettali, pittori, musicisti, creatori di oggetti d’arte. Si e’ anche formato un gruppo con il nome di “Rendenarte”. E’ stata un’esperienza coinvolgente, non priva di problematiche ma molto interessante.

Quali sono secondo lei le necessità vitali affinché si sviluppino le premesse per un discorso espressivo-comunicativo che possa coinvolgere le persone?

Rassegnati al consumismo più deteriore siamo travolti dalle suadenti immagini che la TV giornalmente ci propone. Le persone dovrebbero mantenere viva la curiosità intellettuale in modo da avere il desiderio di conoscere, di capire ogni situazione. Dedicarsi ad un’attività artistica comporta anche attivare questa curiosità che e’ della mente e dell’anima. Questa è una delle necessità vitali per porci nella condizione di “essere” in un rapporto autentico con noi stessi e con gli altri.

“L’arte contemporanea, colta nel fluire storico dei suoi movimenti, può rivelare – globalmente – un processo collettivo che nei modi e nelle tendenze somiglia incredibilmente a quello posto in atto da una psiche individuale con il fine di ottenere un equilibrio dell’essere tra l’abisso interno e l’ignoto del mondo. Il parallelismo non e’ forzato, ne’ nuovo, ma più che in altre manifestazioni della cultura umana è nei linguaggi artistici che si fa evidente.”

Attualmente che tipo di ricerca sta elaborando? Quali le tecniche che esperimenta e privilegia?

Premetto che il mio modo di lavorare è molto lento, il segno segue il fluire dei pensieri, la mente spazia in liberta’, l’elaborazione grafica e’ il risultato della mescolanza tra fantasia e tecnica. Questo e’ il percorso della mia ricerca.

“La quieta, consapevole ricerca dell’armonia come espressione d’una possibilità umana, di una ipotesi di bellezza, di grazia, di perfezione.”

Uso in prevalenza matite e china con l’apporto di velature di colore, utilizzo anche altre tecniche tradizionali perlopiù tecniche miste.

Lei si e’ dedicato pure al fumetto. Da cosa nasce questa passione?

Fin da ragazzo sono sempre stato affascinato dalle storie disegnate. E’ un mondo di fantasia evocato da soluzioni grafiche a volte eccezionali: penso a Moebius, a Ugo Pratt e tanti altri. In alcuni dei miei disegni inserisco delle frasi, questo e’ in relazione con il modo grafico dei fumetti.

Che significato ha per lei l’astrologia?

La “scienza degli astri” e’ antica e purtroppo estranea a questo nostro mondo razionale. Per quello che ho potuto capire leggendo parecchi libri e seguendo i congressi che trattano di astrologia mi sono fatta la convinzione che ci troviamo di fronte ad un enigma archeologico del quale conosciamo una parte ma non abbiamo la password che permetterebbe di aprire tutto il programma.

Quali sono i progetti in comune con l’artista e compagna di vita Miriam Lorenzi?

E’ una donna straordinaria. Abbiamo molti interessi in comune: disegnare, leggere, viaggiare, visitare mostre. In campo artistico facciamo cose diverse ma tra di noi non manca mai la collaborazione. Le tecniche espressive che Miriam utilizza sono parecchie e variano dalla ceramica, al pochoir, alla pittura su seta, al decoupage, al pirografo. Dipinge la seta applicando raffinate metodologie orientali apprese a Parigi: tachisme, paraffina, gutta, sciroppo, polverizzazione, batik, mahaju, acquerello. Al termine del lavoro la seta mantiene la sua morbidezza e leggerezza naturali ed i colori risultano luminosi e brillanti su entrambi i lati. Attualmente si dedica al pirografo su tavola di legno, è una ricerca interessante per le originali soluzioni grafiche raggiunte. L’apparente immediatezza dei soggetti e’ decifrato con gusto raffinato e con l’accuratezza di segno ombre e trasparenze. Quando la mente è libera dai condizionamenti dell’abitudine, la fantasia sa trovare i riferimenti per scoprire le emozioni: bellezza, poesia, arte.

“Fantasia non è divagazione, ma l’uso di un alfabeto secondo schemi rigorosi, a fine non di mera descrizione o raffigurazione, ma per interpretazione e invenzione di un cosmo.”

Qual e’ il messaggio che vorrebbe lasciare ai giovani in questo momento cosi’ confuso e drammatico?

Credo che ci siano tanti messaggi in giro: troppi e contraddittori. Ognuno deve fare il suo percorso utilizzando al meglio le proprie risorse.

Di nuovo amicizia Bisogna fare di nuovo amicizia con tutte le cose.
L’universo intero aspetta per celebrare insieme la festa di essere qui e di saperlo.
Avversari? Ostacoli? Sono scomparsi.
Quando vedi e quando senti- gli oggetti, le persone, i giorni, tutto il pieno e tutto il vuoto sembrano compagni antichi, pietrificati solo dalle tue paure.
Ma e’ tempo di svegliarli tutti, dolcemente.
Nota: I commenti in grassetto corsivo e la poesia sono di Rinaldo Sandri, critico e scrittore, che attraverso il ricordo dell’artista sembra continuare un dialogo mai interrotto fecondo di stimoli e puntuali riflessioni che trapassando l’osservazione rigorosa mirano a disporci e fare spazio affinché “tutte le cose insieme alle persone siano veramente quello che hanno in animo di essere davanti a te”.

L’albero

Il guardiano delle terre alte