L’etica del buon sindaco

di Michele Cereghini

"Io ho la coscienza a posto e sono contento che la magistratura mi abbia dato ragione".

Queste sono le parole pronunciate dal Sindaco di Pinzolo nell’intervista rilasciata al quotidiano "Trentino" e pubblicata l’11 luglio 2013.

Ai più, come al soggetto che le ha pronunciate, sembreranno parole di grande buon senso, che esprimono la granitica correttezza sia legale che personale del Sindaco nell’affaire della centralina del Cinglo.

Al sottoscritto, invece, queste parole stonano come il suono di una campana fessa e fanno il paio con quelle, stavolta scritte di proprio pugno sempre dal Sindaco, in calce all’editoriale con cui si apre il nuovo numero del Foglio: "il bene di ciascuno sarà veramente bene comune, bene di tutti".

Quanta supponenza e che dose di faccia tosta!

Uscito illeso dall’indagine della Procura della Repubblica di Trento, il Sindaco non perde occasione di vantare la propria cristallinità, la grande correttezza del suo operato di amministratore, la sua coscienza pulita.

Preso da una sorta di "delirio di innocenza" non esita a proclamare di avere “la coscienza a posto” visto che anche la magistratura, al termine di una indagine sul suo operato, ha concluso che non vi sia nulla di penalmente rilevante nel suo comportamento.

Ed è qui che sbaglia, che commette un grossolano errore di valutazione, sicuramente non perdonabile ad un amministratore pubblico.

Non sono i Giudici, caro Sindaco, a dare la patente di "coscienza pulita" agli amministratori pubblici.

La magistratura verifica se determinati comportamenti tenuti da un singolo sono o meno compatibili con l’ordinamento e agisce di conseguenza. Punto e basta.

Il Sindaco non ha ancora purtroppo capito che i giudizi morali non prevedono solo la stretta osservanza dei Codici ma vanno più in là, molto più in là.

Il Codice Penale traccia dei confini precisi entro i quali i singoli si possono muovere liberamente. Per l’Amministratore pubblico gli spazi di manovra sono molto più limitati rispetto a quelli disponibili per i normali cittadini: in altre parole, molte cose lecite sono sconsigliate se non addirittura negate, eticamente parlando, per un Amministratore.

Così se per un normale cittadino di Pinzolo era più che lecito richiedere la concessione per la centralina del Cinglo, ciò non lo era – sempre moralmente parlando – per il Sindaco il quale sapeva che questa concessione era già stata richiesta più volte in passato dal suo Comune. Penso che il concetto sia chiaro a tutti.

I comportamenti di un amministratore pur non essendo penalmente rilevanti, possono essere pesantemente censurabili dal punto di vista della dirittura morale che è e deve rimanere caposaldo unico, imprescindibile e irrinunciabile della condotta di chi vuole gestire la cosa pubblica.

Se il Sindaco si attiene strettamente al Codice Penale e non riesce a capire (rectius, fa finta di non capire) che il suo comportamento deve essere rigorosamente improntato alla correttezza, all’onestà, alla assoluta mancanza di un tornaconto personale o dei suoi parenti, soci in affari e amici, lontano da qualsivoglia sospetto circa potenziali o effettivi conflitti di interesse, alla costante e intransigente anteposizione degli interessi della sua collettività a quelli suoi personali, allora – concittadini di Pinzolo – non è certamente un amministratore di cui andar fieri!

Nell’intervista al "Trentino", poi, parla anche dei tre progetti di sfruttamento idroelettrico che la sua amministrazione sta perseguendo. Peccato che l’unico veramente fattibile in tempi brevi, probabilmente il solo che consente un vantaggioso ritorno economico delle risorse investite lo abbia realizzato lui con i suoi soci, lasciando al Comune quelli di realizzabilità futura e di redditività senz’altro inferiore o nulla.

Se, ad esempio, la centralina fosse stata realizzata dai Comuni di Pinzolo e Carisolo e dalle Funivie (come era sembrato in un certo momento) questo avrebbe apportato denaro fresco alle casse dei due comuni, consentendo nel contempo alla società Funivie – che giustifica la richiesta di riduzione dei compensi alle maestranze con gli aumentati costi energetici – di ridurre drasticamente l’impatto di questi oneri sui suoi bilanci futuri.

Approfitto di queste colonne (come saprete le minoranze – diversamente dalla Funivie – non hanno spazi propri sul bollettino comunale che è e rimane appannaggio esclusivo della maggioranza e questo, concorderete con me, in assoluto dispregio dei più elementari principi democratici) per parlare di un altro tema che mi sta particolarmente a cuore.

Nell’ultima seduta del Consiglio Comunale la minoranza, per ben tre ore, basandosi su argomentazioni intelligenti e concrete, ha cercato inutilmente di opporsi alla modifica delle norme di attuazione del piano regolatore generale che ora prevedono la possibilità di realizzare seconde case anche nelle zone alberghiere.

Ma non c’è stato nulla da fare: pollice verso su tutta la linea.

Non so francamente in quale mondo viva la maggioranza consiliare di Pinzolo ma di una cosa sono certo: non è ancora riuscita a metabolizzare il fatto che di seconde case, a Pinzolo (come in tutta la Val Rendena) ce ne sono fin troppe. Basta guardarsi intorno: decine di condomini con le imposte sprangate 360 giorni all’anno, un carico urbanistico impressionante, servizi pubblici dimensionati per città e utilizzati invece da minuscole comunità, cartelli “vendesi” che spuntano come funghi.

Il modello di sviluppo improntato sulle seconde case, adottato anni fa dalla Provincia e fatto proprio dai comuni turistici, sta mostrando tutti i suoi limiti: a fronte di guadagni immediati per chi aveva terreni da vendere e per tutti quelli che nell’edilizia ci lavorano e ci speculano, le comunità hanno utilizzato in pochi anni tutti i terreni del fondovalle, facendo schizzare alle stelle i prezzi e costringendo i nostri figli a cercare lontano da Pinzolo un lotto per realizzare la casa.

La Provincia ha recentemente approvato una norma che consente alle attività alberghiere di essere “frazionate” nella misura massima del 25%; frazionate significa che gli alberghi potranno d’ora in poi ospitare al loro interno attività commerciali o appartamenti di proprietà di terzi. L’intenzione del legislatore è di aiutare gli imprenditori del settore a trovare potenziali partner o investitori. Questa normativa è di immediata attuazione per gli alberghi esistenti ma per le strutture di nuova realizzazione devono essere prima modificate le norme di attuazione del P.R.G. comunale.

Pinzolo ha bruciato tutti sui tempi e da giovedì 11 luglio 2013 è il primo Comune in Trentino ad avere adeguato il proprio strumento urbanistico alla mutata legge provinciale.

La maggioranza, sorda a tutte le richieste di emendamento provenienti dalla minoranza e tendenti a correggere le storture regolamentari che da anni ostacolano i progetti dei censiti, ha pensato bene di precipitarsi in soccorso del gruppo che sembra intenzionato a costruire il 5 stelle ai Campicioi, acconsentendo così che oltre alla struttura alberghiera si realizzino 5.000 metri cubi di seconde case da vendere sul mercato libero. Parliamo di 21 appartamenti. Il risultato? E’ presto detto: chi fra i censiti ha realizzato dal 2006 in poi una nuova casa se l’è vista vincolare per effetto della cosiddetta legge Gilmozzi, quelli dei Campicioi saranno invece appartamenti liberi dal vincolo, con un evidente effetto positivo sul loro prezzo di vendita.

Non nego che, nel breve periodo, questa apertura potrebbe anche avere effetti positivi. Ma la politica non deve guardare solo al domani immediato: la profonda crisi economica che stiamo vivendo è figlia di questo modo di vedere le cose dove l’unico parametro preso in considerazione è l’oggi a discapito del nostro futuro e, soprattutto, di quello dei nostri figli.

Beniamino Andreatta diceva che la politica non deve guardare alle prossime elezioni ma alle prossime generazioni. Peccato che la saggezza contenuta in queste poche parole non abbia contagiato il pensiero di chi ci governa da Trento e in loco!

Seguire la Provincia su questo terreno, come sta facendo il Sindaco, si dimostrerà ancora una volta perdente.

Talvolta mi chiedo perché non riescano mai ad imparare dagli errori compiuti e a copiare quanto di positivo fanno gli altri.

In Alto Adige e in Austria non ci sono condomini di villeggianti, anche se li vivono di turismo come noi e più di noi. Le case le costruiscono per loro, per i loro figli; ai turisti sono riservate solo le strutture ricettive.

Ben venga quindi l’hotel 5 stelle ai Campicioi ma no ad altre seconde case. Ce ne sono già troppe.