PREMIO MARCELLO MERONI – MILANO, 28 OTTOBRE 2023

di Targa d'Argento

PREMIO MARCELLO MERONI – MILANO, 28 OTTOBRE 2023

Nella splendida Sala Alessi di Palazzo Marino a Milano si è “accampato” sabato mattina “il popolo della montagna” per partecipare alla designazione e assistere alla consegna del “Premio Marcello Meroni”, prestigioso riconoscimento per chi vive la montagna nei suoi aspetti più diversi in maniera esemplare. Giunto alla sua 15ma edizione vuol ricordare la figura di una persona speciale, scomparsa prematuramente, guida, istruttore di roccia e tanto altro, un uomo generoso, schietto, pieno di entusiasmo, che sapeva comunicare e trasmettere in maniera coinvolgente a chi lo frequentava, e in particolare ai giovani, i valori di chi pratica gli ambienti alpini e la sua passione per quel mondo. E’ gemellato con il “Premio di Solidarietà Alpina: Targa d’argento” di Pinzolo, che non manca mai alla cerimonia delle consegne. Sono quattro infatti le sezioni (cultura, alpinismo, ambiente e solidarietà) in cui si articola il Premio Meroni e altrettanti i personaggi ai quali viene conferito. Per la verità quest’anno sono stati cinque, perché Fabio Miori di Arco in Trentino e Dario Eynard della Val Malenco sono stati giudicati primi ex-aequo nel settore dell’alpinismo. Il premio della cultura è stato consegnato a Michele Comi, mentre per l’ambiente è stata premiata la fotografa Annamaria Gremmo impegnata nella difesa delle Cime Bianche in Val d’Aosta. Giancarlo Sardini ha ottenuto il premio della Solidarietà in virtù delle sue meritorie iniziative a sostegno delle popolazioni che vivono sulle Ande in Bolivia. Menzione speciale infine per don Luigi Ciotti, nato in Cadore fra le Dolomiti, dove ha imparato fin da bambino a legare l’etica, che viene da sane tradizioni familiari, all’estetica, alla bellezza di quelle montagne, in un’armonia di valori chiamati a salvare un mondo alla deriva. Applauditissimo il suo intervento. Verso la conclusione sono stati chiamati sul palco i rappresentanti arrivati da Pinzolo. Hanno riassunto la storia del Premio internazionale della Solidarietà alpina :”una grande famiglia che si ritrova ogni settembre in Val Rendena ormai da 52 anni,  che stringe in un abbraccio grande uomini e donne di tutto il mondo, dall’Europa all’Africa, dalle Americhe all’Asia, con ranger statunitensi in accordo con soccorritori siberiani, il Dalai Lama col Papa e con i cinesi… perché in montagna si è tutti uguali, senza distinzioni di lingua, di colore, di religione, di genere…perché la montagna affratella: basta un’occhiata e un gesto per darsi una mano e aiutarsi a vicenda, perché la montagna è il luogo della pace con il prossimo e con sé stessi”. La figura di Pio Ferrari Fracàss, guida alpina, istruttore e colonna del soccorso alpino di Madonna di Campiglio, una figura speciale che abbraccia nella sua esistenza tutti insieme i valori delle quattro sezioni del Premio Meroni è stata proiettata sullo schermo e presentata dal presidente Ciaghi con un appropriato intervento, di cui proponiamo un estratto:

Gente di montagna.

Non aveva mai visto suo padre il Primo, papà di Pio Ferrari Fracàss. Era morto all’estero, da emigrante, quando lui aveva appena 10 mesi, e non averlo mai potuto guardare negli occhi, prenderne la mano, ascoltarne la voce fu un dispiacere di cui non riuscì mai a liberarsi, una specie di angoscia che lo accompagnò per tutta la vita. Per questo decise che lui non avrebbe mai lasciato i suoi figli, non si sarebbe mai allontanato dalla sua valle, da casa sua, lassù al Pin, sotto la strada che sale a Campiglio e porta in Val Brenta. A costo di qualsiasi cosa. Vivere in una terra avara di risorse come l’alta Val Rendena in passato non era certo facile; comportava fatiche a non finire, stenti e sacrifici, a cui non si sottrasse mai, voleva dire sapersi accontentare di poco. L’orto, un pezzo di terra coltivato a patate e mais, rubato al prato, vacche e capre da condurre al pascolo, il mulo per i trasporti e i lavori nel bosco, un po’ di caccia e pesca, qualche servizio ai turisti: un pane sudato e guadagnato due volte. Questi gli orizzonti del suo piccolo mondo, con le Dolomiti dirimpetto, e di fianco lo splendore del Pian di neve, dalla Vedretta di Làres alla vetta del Carè alto: la bellezza che rasserena l’anima, riposa e rigenera lo spirito, e fa dimenticare il resto. A cui ti aggrappi nei momenti di sconforto, come un bambino che cerca rifugio e calore tra le braccia della madre. Con Caterina mise al mondo ben sette figli, dai quali non si staccò mai, ai quali trasmise con l’esempio (era una persona modesta, di poche parole, concreta, un po’ burbera forse, ma schietta, franca e leale) quel patrimonio di valori quali la tenacia, la sopportazione delle fatiche, la parsimonia, il calore dei vincoli familiari, la solidarietà, che – uniti al rispetto dell’ambiente, della natura e delle sue creature – caratterizzano da sempre il sentire della gente che vive in montagna e si nutre della montagna. Nel 1943 nasce Pio, terzo di sette figli, è l’interprete genuino di questo mondo. Divenuto maestro di sci, guida alpina, istruttore di roccia, una colonna della stazione di soccorso alpino di Madonna di Campiglio, una persona esemplare, generosissima, di poche parole, sempre disponibile, umile e modesto, – non lo si è mai sentito vantare di qualcosa, e lo avrebbe potuto ben fare! – racchiude in sé quanto di meglio ha prodotto la nostra terra a livello di valori umani, di capacità professionale e di immagine nel passaggio dalla civiltà contadina a quella turistica. Averlo voluto e potuto ricordare nel Premio Meroni ha un significato grande per tutti noi e per la nostra gente.