Sabrina e Alberto rispondono alle osservazioni della sig.ra Gargioni pubblicate da Campane

Sabrina e Alberto rispondono alle osservazioni della sig.ra Gargioni pubblicate da Campane

Abbiamo letto la lettera che accusa la scuola per il rinvio tardivo della festa (Lettera di Elisa Gargioni – La Festa della Scuola Materna di Pinzolo: Una comunicazione che lascia a desiderare – Campane di Pinzolo.it). Una critica dura, scritta con amarezza, ma che – a ben vedere – lascia una domanda in sospeso:

Cosa avrebbero dovuto fare, esattamente, quelli che l’hanno organizzata?

Decidere il giorno prima? Con il rischio di annullare inutilmente una festa che, magari, si sarebbe potuta fare? Mandare una comunicazione preventiva il venerdì per un evento martedì, basandosi su un meteo incerto e in continuo cambiamento?

E se poi il tempo fosse stato bello? Staremmo leggendo una lettera che li accusa di aver annullato per niente.

Chi ha scritto questa critica, al posto loro, cosa avrebbe fatto?

Perché è facile puntare il dito il giorno dopo, ma nessuno si offre di stare in prima linea, con la responsabilità sulle spalle e il meteo che cambia ogni ora e dover prendere delle decisioni.

La verità è semplice: la decisione è stata presa all’ultimo perché era l’unico momento in cui si poteva davvero decidere con criterio. E la comunicazione è arrivata appena possibile.

Quello che invece non è giusto è usare questo per mettere in discussione l’impegno di chi – con fatica, tempo rubato alla famiglia, e nessun compenso – lavora per creare qualcosa di bello per i bambini.

Presidente, consiglio, educatrici, collaboratori: tutti lì, da mesi, per regalare una giornata di gioia ai nostri figli. Non professionisti strapagati, ma volontari con il cuore grande.

E allora sì, dispiace leggere certe lettere. Perché il messaggio che passa non è “cerchiamo di migliorare”, ma “troviamo un colpevole”.

E fa male. Perché quando si spara sul volontariato, ci si dimentica che senza quel volontariato, non ci sarebbe nulla da organizzare.

A chi ha scritto, diciamo solo: la prossima volta, provi a mettersi nei panni di chi agisce, non solo di chi giudica.

E magari, invece di scrivere lettere, si faccia avanti. Dia una mano. Provi cosa vuol dire dover decidere, organizzare, accogliere, risolvere. Allora sì, la sua voce avrà un peso diverso.

Fino ad allora, grazie a chi c’è, a chi lavora nel silenzio, a chi costruisce invece di distruggere. I bambini vedono tutto. Anche da chi imparano il rispetto.

Con rispetto, ma anche con fermezza.

Perché chi lavora per i bambini, merita gratitudine. Non vetrine.

Sabrina e Alberto