Sarca di Nambrone, un ‘affare’ privato

di Domenico Sartori

È un piccolo angolo di
paradiso, non fosse – è l’unica
pecca – per il rumore delle auto in
transito sulla statale a monte che
da Pinzolo porta a Madonna di
Campiglio. Su questo angolo di
paradiso, in località Cinglo,
comune di Carisolo, poche
centinaia di metri a valle del ponte
Pimont sul Sarca di Nambrone, s’è
consumata l’ennesima pubblica
sconfitta: una centrale
idroelettrica che fu pubblica è
diventata un affare privato. Con il
paradosso che i privati, in
passato, avevano pure sollecitato i
Comuni di Carisolo e Pinzolo,
l’altro comune rivierasco, ad agire
assieme. L’affare ha una doppia
anima: una prettamente
d’impresa, orientata alla
redditività dell’investimento.
Riassunta in una cifra: CG Energia
srl, che raccoglie i soggetti privati,
una volta ultimata, entro l’anno, la
riattivazione della «centrale di
Nambrone», come la chiamano a
Carisolo, potrà produrre, in
media, 4.195.252,90 kWh annui.
Tradotto in euro, al valore
stabilito venerdì scorso dal
decreto del Governo Monti sulle
energie rinnovabili, vuol dire un ricavo annuo di circa 630 mila
euro. La seconda anima, di
indubbio interesse, è quella
cultural-ambientale. Camillo
Gallazzini, imprenditore di Villa
Rendena e amministratore unico di CG Energia, assieme al padre
Mario, vero ideatore del progetto
di riattivazione della centrale – fu
proprio Mario Gallazzini a tentare
di convincere in passato i Comuni
ad investire sulla vecchia centrale
– spiega: «Nell’edificio centrale,
ristrutturato, al pian terreno ci
saranno le nuove turbine, al piano
sopra un museo dell’idroelettrico
con la vecchia turbina «Fransis»
restaurata, la proiezione
multimediale del funzionamento
della centrale, sul tetto il
fotovoltaico e, attorno, un
percorso didattico-naturalistico
che sale alla vecchia vasca di
accumulo e segue nel bosco la
vecchia condotta di granito».
Gallazzini conta di mettere in rete
il futuro museo-centrale con
l’antica vetreria di Carisolo, e di
aprirlo alle visite guidate.
L’abbattimento della vecchia
cabina idroelettrica della Set ed i
lavori di recupero dell’edificio
centrale e degli esterni, già lo si
vede, cambieranno il volto di
questo angolo di paradiso, oggi in
parte abbandonato. La vecchia
centrale è datata maggio 1901,
quando l’allora Officina Elettrica
Industriale Alta Rendena ottenne
dal Capitanato distrettuale di
Tione il diritto a derivare e a
produrre energia elettrica per
Pinzolo, Carisolo, Giustino e
Massimeno. «Poche candele che
servivano soprattutto per
illuminare le stalle» racconta
Camillo Gallazzini che s’è laureato
in economia con una tesi sulla
gestione delle risorse idriche a
livello locale, studiando il caso
Rendena. Dopo la trasformazione in Consorzio Elettrico di Pinzolo,
nel 1965 la centrale passa all’Enel,
che la dismette nel 1986
rinunciando alla derivazione. Il
resto è storia recente. Dalmazia
Trieste spa, la società costituita per
gestire gli immobili Enel, la mette
sul mercato nel giugno 2007 con
annunci sui giornali nazionali. La
miglior offerta di acquisto è quella
di Valter Bonomi, immobiliarista di
Pinzolo, per conto della
costituenda Nambrone srl. Affare
fatto: al rogito, i 232 mq della
vecchia centrale vengono
acquistati per 240 mila euro.
Nambrone srl, che all’epoca
possiede il 100% di CG Energia srl,
ha tre soci: la Ma Immobiliare srl di
Villa Rendena (di Marco e Aldo
Gallazzini) al 25%; la Acam srl di
Villa Rendena (di Camillo e Mara
Gallazzini) e la Sirefid spa società
fiduciaria di Milano, che possiede
metà del capitale. Chi si cela
dietro la fiduciaria? In Rendena è
tutto un fiorire di ipotesi, ma la
riservatezza è garantita. Sia la
Nambrone srl che la CG Energia
srl, che a fine maggio ha
incorporato la controllante, hanno
sede a Preore, in via Serafini 17,
dove risiede Michele Ballardini,
commercialista collaboratore
dello studio di William Bonomi,
sindaco di Pinzolo. Ed è Ballardini
a rappresentare, nelle assemblee
di bilancio, la fiduciaria Sirefid. Le
quote dei tre soci sono in pegno a
Cassa Centrale Banca spa che ha
finanziato l’operazione, garantita
da ipoteche sul bene per 3,375
milioni. Agli atti, in municipio a Carisolo, c’è la nota (gennaio
1987) con cui Enel trasmetteva il
contratto di preliminare di vendita
della centrale di Nambrone al
Comune, ci sono il progetto
dell’ingegner Gastone Cominotti di
riattivazione dell’impianto, la
corrispondenza con il Servizio
acque pubbliche per la richiesta
di concessione. Fatto di rilievo:
anche il Comune di Pinzolo e la
spa Funivie di Pinzolo
presentarono all’epoca richiesta
di derivazione. Ma, stranamente,
nel 1994, rinunciarono ad attivare
la procedura di Via per dare corso
al progetto. E tutto decadde. Poi,
nel gennaio 2008, il Comune di
Carisolo, sindaco Diego Tisi,
ripresentò l’istanza alla Provincia,
archiviando però la pratica, «visti i
tempi ristretti», il 9 aprile successivo. Una settimana dopo, il
16 aprile 2008, a chiedere, e poi ad
ottenere nell’ottobre 2011, la
concessione idroelettrica era
invece CG Energia. Affare fatto,
appunto.

Domenico Sartori – “L’Adige” venerdì 13 luglio 2012

Il Sindaco di Carisolo Arturo Povinelli: “Un’occasione persa”.
«Un’occasione persa. Andrebbe chiesto conto a chi ha gestito
l’amministrazione prima di me del
perché si sono buttati invece sulla
costruzione di una centralina
sfruttando il nuovo acquedotto di
Cornisello: per questo, per
l’acquedotto, i lavori sono in alto
mare, appena partiti, in forte
ritardo rispetto alla tabella di
marcia, quelli della centralina
sono lontani. Invece, entro pochi
mesi, la centrale “privata” sarà in
funzione, e comincerà a rendere.
Intanto noi, come Comune, ci
stiamo già sobbarcando mutui che
pesano per 600 mila euro l’anno,
anche per il nuovo acquedotto e la
nuova centralina che sarà in
funzione chissà quando».