Un’omelia da applauso

di Angelo Marini

Ho sempre avuto una grande stima di don Lauro Tisi, sacerdote di Giustino e ho imparato a conoscerlo bene quando nell’ormai lontano settembre del 1992, poco più che prete novello, si fermò a Pinzolo qualche settimana a gestire la nostra parrocchia in quanto, partito il parroco don Angelo Franceschetti, si attendeva l’arrivo del nuovo. Come detto ho sempre avuto grande stima di don Lauro, nonostante sia nato tra noi nell’autunno del 2009 qualche accesa discussione, quando non mi trovai d’accordo con lui su alcune questioni riguardanti la partenza di don Gaetano Castiglia parroco di Carisolo.

Da qualche anno, don Lauro è divenuto Monsignore ed è Vicario Generale della nostra Diocesi. Oggi è tornato nella nostra bella chiesa Arcipretale a celebrare, in sostituzione del nostro parroco, che si trova in ferie. Dopo l’omelia l’assemblea nella chiesa stracolma ha indirizzato a don Lauro uno scrosciante applauso. sicuramente neppure lui si aspettava tanto ma la gente ha capito che le sue parole gli venivano dal cuore: niente appunti, niente scritti, solo una voce calda e autorevole che metteva in risalto come oggi la tecnologia, come internet, facebook, computer e cellulari, importanti e sofisticati mezzi di comunicazione rendano l’uomo schiavo. Decine di messaggi, di telefonate, intrecciare amicizie su facebook per poi ritrovarsi sempre e comunque soli, con l’incapacità spesso di farsi un complimento, di dare una carezza o una classica pacca sulle spalle, o ancora, l’illusione di poter vivere con una concezione assai distorta di "AMORE " che troppo spesso ci spinge a vivere e far vivere solo ed esclusivamente per noi stessi e non per gli altri; la convinzione ormai radicata che le vere paure dipendano dagli indici della borsa che crollano, dal prodotto interno lordo che non decolla, in una società che ormai ha messo Dio all’ultimo posto. Una sola nota stonata: nonostante gli applausi, non sono mancati poi, paraddossalmente, i suoni dei cellulari di persone insensibili e maleducate che non hanno neppure il buon senso di spegnerlo o almeno di silenziarlo.