Visita del vescovo al Consiglio Provinciale

di Alessandro Giacomini

Se San Vigilio, in fuga dalla val Rendena , riuscì ad aprirsi un varco nella roccia, il suo discendente il vescovo Tisi anche lui proveniente dalla medesima valle riuscì ad aprirsi un varco, fin a quel momento molto più ostico , la soglia del consiglio provinciale.
Fatto storico, mai nella storia politica del consiglio provinciale furono consegnate le chiavi di tutte le case Trentine al vescovo dal facile sorriso marpione, atto che viola il principio supremo della laicità dello stato e della neutralità delle istituzioni pubbliche, le quali devono garantire il rispetto e l’ eguale dignità di tutte le concezioni religiose e di quelle non religiose evitando gesti di gratuito ossequio verso una particolare religione.

Ossequio dettato da un preciso motivo, scarsamente evangelico ma ricco di opportunismo politico.

La palese difficoltà della maggioranza , l’avvicinarsi delle elezioni Trentine sono la causa di queste iniziative laicamente nefaste, ma si sa quando la poltrona di "Cesare" vacilla ogni strategia, anche se squallida, è valida.

Dunque, la crisi politica interna nella maggioranza ha reso possibile il miracolo della genuflessione che sicuramente ad inizio della stessa legislatura sarebbe stata impensabile.

La società civile Trentina ha preso però posizione, alcuni loro noti rappresentanti hanno stigmatizzato il comportamento della politica focalizzandosi sul Presidente del Consiglio Bruno Dorigatti , capro espiatorio dell’invito.

Sfugge però alla civile indignazione l’atteggiamento del vescovo Lauro Tisi che al contrario va stigmatizzato molto di più del buon Dorigatti, egli ha divinamente approfittato del segnale di debolezza politica interna alla maggioranza per materializzarsi all’istante, sventolando quel biglietto d’invito mai staccato in tutta la storia del consiglio provinciale.

Molti si sarebbero aspettati dal vescovo Tisi almeno un diniego morale, fosse solo per i segnali dai valori Francescani densi di carità cristiana che ,al momento del suo insediamento, ha dispensato ad ogni organo di stampa , ma che di fatto non hanno avuto materialmente nessun seguito.

Dopotutto prima di essere vescovo era, da un decennio, il vicario generale della potentissima curia Trentina e quindi cosa c’era d’ aspettarsi da un ultra conservatore se non solo parole, e parole ?

La " missione spirituale " è rimasta tale e quale , all’opera del suo predecessore Bressan,

la potente finanziaria della curia l’ISA, opera " misericordiosamente " come sempre,

l’impero immobiliare non ha subito le radicali riforme annunciate dal vescovo Tisi, altro che dismissioni a favore della famiglie in difficoltà.

Che dell’abberrante vicenda, della professoressa licenziata dall’Istituto Sacro Cuore di Trento, non per la sua professionalità didattica ma per la non conformità sotto le lenzuola, non ha ricevuto le scuse formali dall’attuale buon vescovo, anzi , infastidito dalla sentenza che condanna l’Istituto a risarcire non ha voluto rilasciare interviste.

Che l’obolo concesso dalla Giunta Trentina all’associazione via Pacis , all’arcivescovile di Ferrara, se pur scandalosi e anacronistici contributi associati al grave contesto economico non hanno evitato di far ritirare la già tesa mano del caro principe vescovo Tisi.

Il vescovo dal facile sorriso ha perso un’altra occasione per dimostrare il cambiamento, se non dal punto di vista materiale, almeno da quello politico e rifiutare il regalo della fragilissima giunta, macché.

Non c’è però da stupirsi, dopotutto il nuovo inquilino del piano nobile del palazzo vescovile di Trento era già lì da molto tempo e una mano di tinteggiatura a tinta francescana, non può certo cambiare la sostanza.

E poi i regali di Natale si accettano a prescindere…..