Giustino: lutto cittadino e messa per le vittime in Brasile

di G. Ciaghi

Il comune di Giustino ieri aveva proclamato il lutto cittadino. Il paese era, ed è ancora sotto choc.
Ma perché?…perché? …perché una disgrazia così grande addosso ad una famiglia di persone così buone? La domanda, rimbalzata più volte durante la santa messa, nelle parole commosse, rotte dal dolore e piene di sofferenza e di rassegnazione di don Beniamino, ha scosso gli animi di quanti ieri pomeriggio alle tre, accogliendo il richiamo toccante delle campane, si sono stretti in un abbraccio forte, caloroso, di condivisione e di sostegno, attorno ai famigliari di Giacomina, Dario, Kevin e Kelly, vittime innocenti di un tragico destino. Erano in tanti nella chiesa di Santa Lucia, una folla, convenuti dai paesi vicini, accorsi da Tione, arrivati da Stenico, saliti da tutte le Giudcarie, dove i Cosi, una grande famiglia di lavoratori onesti, d’antico stampo, sono conosciuti e stimati. Contadini, artigiani, forestali, gli uomini del parco, rappresentanti delle istituzioni, Luigi Tisi, il sindaco di Giustino, che ha un rapporto particolare di amicizia con loro, davanti a tutti; gremivano ogni angolo del sacro edificio, in silenzio, tutti compresi dal momento, dalla cerimonia e dalle riflessioni del parroco; parecchi avevano gli occhi lucidi. In testa alla corsia che divide le file dei banchi , una grande foto degli scomparsi, fra mazzi di gigli bianchi. Presenti pure loro. Eccome! Nei ricordi che ognuno dei presenti conservava e custodiva gelosamente dentro di sé. E i famigliari, raggruppati lì davanti nei primi banchi, fratelli, sorella, cognati e nuore, nipoti, coi visi scarni più appuntiti del solito, quasi increduli, in preda a una sofferenza indicibile, ciascuno chiuso in se stesso dentro un’atmosfera che aveva dell’irreale. In mezzo a loro, più curvo del solito, quasi a proteggerli, lo zio Luigi; si passava ogni tanto sul viso le grandi mani segnate dal tempo e dalla fatica, accarezzava i baffi con le dita per nascondere l’emozione e fare coraggio: vecchia quercia venuta a rappresentare le generazioni passate, il fratello Renzo e Maria, i genitori di Giacomina rimasti a casa, ammalati di cuore. Davanti a loro, col pensiero lontano, i canti del coro, le testimonianze degli amici, l’omelia del sacerdote, che in preda alla commozione non riusciva a finir di commentare le parole del Vangelo (aveva letto il passo delle Beatitudini), chiedeva scusa e invitava a un minuto di raccoglimento, parevano appartenere ad un altro mondo. “Dio vede e Dio provvede! Non chiediamoci il perché di certe cose. Lui è nostro padre e vuole il nostro bene. Affidiamoci a lui, con fiducia. Nessuno di noi vive e muore per se stesso. E’ così; sia che viviamo sia che moriamo apparteniamo al Signore” Il commiato di don Beniamino, apparso scosso, toccato dentro profondamente, lui che a quasi 85 anni è rimasto un’anima candida, piena di delicatezza e di amore per il prossimo, non ha lasciato tutti sereni….