I GIOCHI  DI QUANDO ERO PICCOLA

di Paola Irsonti

I GIOCHI  DI QUANDO ERO PICCOLA

Ora  che non sono  bambina  ricordo  i giochi  che facevo  con i miei coetanei,  sia a scuola dove  dopo pranzo si  giocava tutti insieme  a calcio  o a pallavolo  facendo finta di essere le paladine  dei cartoni animati  dove

la mitica Mimi Haiuara  faceva roteare la palla e la schiacciava sul pavimento. Io  ero piuttosto  scarsa a pallavolo, invece mi piaceva giocare a calcio nel ruolo di portiere.

Ricordo  poi che a scuola, sul prato  grandissimo dopo pranzo,  imitando  la famiglia Bradford, anche noi tentavamo di fare la “torre umana” ma con esiti  non positivi; infatti nello scavalcarci ci facevamo  male e cadevamo a terra con richiamo a volte dei maestri.

Poi c’ era il  gioco dell’elastico  che tentavo  di fare a casa con mia cugina .Era un vero disastro per me che rischiavo di rimanere sempre prigioniera della lunga matassa bianca.

In cortile del condominio si giocava a nascondino, palla prigioniera, un due tre stella ,dove, or  con passo di leone si avanzava, ora con passo di granchio si indietreggiava, mentre  un bambino  oltre il traguardo contava.

Una  volta mentre contavo, un bambino mi ha morso la gamba e, a distanza di quasi 40 anni ,mi domando come mai ho meritato  di essere morsa!?!!!

Sulle scale  che portavano nel  cortile di casa dove  non ci si poteva sedere io e le mie amiche la sera d’estate, quando non ero a Caderzone  con i nonni, giocavo a carte.

Le carte di scala 40 mi cadevano in terra perché’ avevo  le mani più piccole di ora; nonostante questo mi piaceva giocare perché vincevo  quasi sempre.

Poi  c’era il gioco  chiamato  Mondo, dove si  disegnava   con un gesso o un pezzo  di mattone rosso  un rettangolo  diviso al suo  interno in 6 caselle  numerate. Ci  si metteva  fuori  dal rettangolo sul lato corto e si gettava nella  prima casella un legnetto , con un passo si andava dentro, ci si chinava, si prendeva il legnetto e  poi ritroso si saltava indietro. Se il passo veniva fatto correttamente si lanciava il legnetto nella  casella numero 2 e con un altro saltellato si procedeva. Ora non ricordo come erano i passi nella progressione dei numeri, forse pirolette e salti degni di acrobati.

Con la mia  mamma nel corridoio di casa giocavo ad Asino, tirandoci la palla e perdevo sempre perché la prendevo e allora al primo sbaglio  ero una A, alla seconda una AS, fino  ad essere ASINA  se non l’afferravo  per cinque volte. Nella mia infanzia, dato che non  ero molto abile  con la palla, sono stata Asina molte volte, ma con la mamma era bello giocare!

Con il papà  a dama ma lui imbrogliava e vinceva sempre!

Con mio fratello giocavo alle pozioni  magiche  o  alla lotta per cui mia nonna ci diceva in dialetto cremonese:” Basta, vi siete addosso come i maiali!”, ma noi non la ascoltavamo molto.

Scommetto che ora tutti i giochi che facevo i bimbi  super tecnologici non li conoscono  perché’ ora sono impegnati  già con i cellulari, gli scambi  interattivi. Tutto quello che la società degli anni 2000 ha portato con sé, nel bene e nel  male ha forse  cancellato  i giochi  sani   di 30 anni fa.

Viva il gioco, poi se si gioca nella natura in montagna è meglio.

Paola Irsonti