Intervista a Mauro Povinelli, presidente Allevatori Val Rendena

di G. Ciaghi

I problemi finanziari del Caseificio Pinzolo Fiavé Rovereto s.c.a. , di cui abbiamo dato ampia notizia nei giorni scorsi, oltre che grande preoccupazione, hanno suscitato un notevole dibattito nell’ambito dell’Unione Allevatori Val Rendena. Il suo presidente Mauro Povinelli, è voluto partire dall’analisi di questa situazione per offrire un contributo costruttivo alla soluzione del problema. Ci ha detto: “Gli allevatori della Rendena, facendo perno ancora una volta sui valori della cooperazione, stanno tentando di salvare il caseificio. A mente fredda, ad un mese dall’assemblea del caseificio, è bene chiarire quale fu la nostra posizione. Intanto va detto che nei giorni precedenti la medesima ci eravamo confrontati a fondo nel tentativo di presentare un progetto capace di farci uscire da una crisi che sta mettendo in forse il futuro delle nostre aziende zootecniche. Redatto, lo abbiamo portato a Fiavé all’assemblea del 4 giugno e messo ai voti. Venne approvato dai soci, tutti favorevoli indipendentemente dalla zona di origine. Il giornale Adige dopo quella riunione ci definì “opposizione”. Non sappiamo se strumentalmente. La nostra non fu opposizione. Tutt’altro! Fu una ricerca di buone soluzioni nella scrupolosa analisi e presa di coscienza di una situazione certo non semplice e di difficile, speriamo non impossibile, soluzione. A prova di questo il fatto che tutti i consiglieri della Val Rendena abbiano dato il voto a Fustini, il quale si esprimeva subito per realizzare i cambiamenti delle regole avanzati dalla nostra proposta. Ora si tratta di attuarli in tempi brevi e di non lasciarli sulla carta. La nostra proposta era stata elaborata sulla base di tre constatazioni inequivocabili, relative alla concretezza dei fatti e dei numeri di bilancio. Si tratta dell’insufficiente retribuzione al lavoro degli allevatori per un’adeguata gestione economica delle nostre aziende, indipendentemente dalla loro collocazione geografica e dalla loro dimensione; della presenza di uno stato debitorio che solamente verso le banche ammonta ad oltre 25 milioni di euro, debito non contingente, ma ordinariamente in crescita, protratto ormai da troppi anni e sempre più pesante ed insostenibile per la solidità aziendale; ed infine della conduzione della società secondo uno statuto che ingessa le decisioni e non valorizza le qualità rappresentative dei soci che in una cooperativa agiscono sempre e comunque in buona fede. Grazie a questa nostra iniziativa la nuova amministrazione del caseificio si è impegnata a modificare le regole statuarie per dare all’ente una gestione di taglio moderno, con un organo amministrativo estremamente decisionale ed un’assemblea dei soci adeguatamente informata; a individuare nuove forme di servizio per i soci, quale ad esempio l’approvvigionamento di materie prime a minor prezzo, spuntabile per il maggior potere contrattuale della cooperativa rispetto a quello del singolo socio; a correggere la regola statuaria che elegge il presidente non in base alle sue qualità e capacità, ma in ragione della collocazione geografica della sua attività; a creare le condizioni per affidare la presidenza ad un persona riconosciuta sopra le parti, qualificata, caratterizzata da indiscussa capacità manageriale ed eventualmente anche non facente parte della compagine sociale; ed infine a creare le condizioni relazionali tra i soci e verso l’esterno, per attuare una politica aziendale incentrata sulla valorizzazione delle nostre specificità e particolarità, sfruttando come unico “treno” il marchio trentino”.