Pinzolo: Agostino Caola ‘Stampun’

di G. Ciaghi

Alla bella età di 96 anni si è spento nei giorni scorsi Agostino Caola “Stampun, appartenente ad una delle più antiche famiglie di Pinzolo. Il suo casato figura nei documenti più vecchi dell’archivio storico. I suoi compaesani lo hanno accompagnato nell’ultimo viaggio terreno al camposanto di San Vigilio con l’affetto che si nutre per le persone familiari, con le quali si è trascorso tanto tempo insieme. Un’esistenza normale la sua, fatta di tenacia e di dignità. Gran lavoratore. Riassume nella sua vita la quotidianità degli abitanti della Val Rendena nel Novecento, fatta di stenti, privazioni, sacrifici e di uno straordinario spirito di adattabilità alle situazioni più diverse. Nato a Pinzolo nel maggio del 1914 da Demetrio Caola Stampun e da Domenica Lorenzetti Sgiàchim in una famiglia di sei fratelli e una sorella, ha vissuto da bambino le ristrettezze imposte dal primo grande conflitto mondiale a chi abitava vicino al fronte. Sulle creste dell’Adamello e del Carè Alto infuriava la “guerra bianca” e in paese la fame la faceva da padrona. A dieci anni lavorava già, alla fornace del Tulot come aiuto di Giovanni Binelli Lucìn; più tardi lo troviamo in una fucina di maniscalco a Monclassico (Val di Sole). Poi si impiegò come autista a Giustino presso i Durìn, che trasportavano a Trento il feldspato dalla cava della ditta Gadotti. Effettuato il servizio di leva venne richiamato per partecipare alla seconda guerra mondiale sul fronte russo con l’ARMIR nella Cosseria. Amava ricordare un episodio di quella odissea. Nella ritirata, mentre usciva dalla sacca del Don, tutto sporco, barba lunga, gli scapparono gli occhi sulla mano di un militare. Gli mancava un dito e gli parve di riconoscerla. Istintivamente chiamo’ Mario. Era proprio il suo compaesano: Mario Binelli Rochét: irriconoscibile, pelle ed ossa, anche lui nascosto da una folta barba. Identificato da quella menomazione. Figurarsi l’abbracio. Nel dopoguerra lavoro’ per anni fino alla meritata pensione nella impresa Leone Collini come meccanico, aggiustatore ed autista, una specie di factotum e insieme uomo di fiducia. Era quasi sempre lontano da casa, sui cantieri per la costruzione di strade, gallerie, cave. Così ha potuto allevare con decoro i suoi figli e dare loro una posizione, oltre che un esempio di laboriosità e di onestà. [/A_CAPO]

Agostinio Caola Stampun