Pinzolo: Vigilia Caola Foccoli

di G. Ciaghi

La incontravo quasi tutti i giorni sul finire dell’anno scorso, nelle ore meno crude. Passava, spesso in compagnia di qualche nipote, dal cimitero di San Vigilio per un saluto al marito Angelo, per un segno di croce sulle tombe dei genitori e dei suoi parenti, che numerosi riposano nel camposanto. Di famiglia numerosa, formata da quattro maschi  e sette femmine, con un fratello, don Silvino, sacerdote e la sorella Serafina (poi suor Vigilia) monaca, Vigilia Caola “Santinèla” ci ha lasciato all’improvviso, un brutto giorno di quest’inverno. Se ne è andata senza far rumore, così come era vissuta: una donna della vecchia Rendena, piena di buon senso, occupata nelle faccende di casa per far crescere al meglio, con sani princìpi,  i figli Pietro e Paolo, e , come se non bastasse, a tener in ordine la chiesa di San Lorenzo quale sacrestana. Un lavoro che l’ha impegnata per ben 22 anni! Veniva da una delle famiglie più antiche del paese, con papà Vigilio, vecchio patriarca, colto e dotato di una singolare vena  ricca di spirito e di sapienza contadina, a gestire le attività di casa e a dettare i tempi del vivere quotidiano. Perse purtroppo tutti i figli maschi: l’ultimo, Doro, in un incidente stradale nel 1960, e lui ci rimase molto male. Con Doro era scomparso il ceppo della famiglia dei Caola “Isadòr” (adesso rimane solo la famiglia di Antonio Caola  “Toni da l’oio”). Vigilia fu molto vicina al padre. Tra una faccenda e l’altra poi Vigilia trovava anche il tempo di scrivere qualche pensiero in versi, dai quali emerge tutta la sua personalità …. Come possiamo vedere qui stto:

A LA DUMǺN CUL ME MATĖL            AL MATTINO CON MIO FIGLIO
 
“Ma ndu vèt a st’ora?                              Ma dove vai a quest’ora?
Nu vìgiat ca lé amù bunóra?                    Non vedi che è ancora presto?

Fìcat suta , lì ‘n tal sit di to pari!               Ficcati sotto, lì nel posto di tuo padre!
Sent chi tivi ca li é amù li so braghi!         Senti come sono tiepidi ancora i sui pantaloni!

Cu rapotat cun cula cumudìna?                 Cosa trabaschi con quel comodino?
Sa nu ti vó durmér, va fò ‘n la cusìna.        Se non vuoi dormire, va’ fuori in cucina.

Ėcu…cun tut al to burdèl,                          Ecco…con tutto quel tuo baccano
ti è disdruminzà anca to fradèl.                  hai svegliato anche tuo fratello.

E adèss, ass pol savér, cul ca ti fè?            E adesso, si può sapere quello che fai?
Ma làgam bìvar in pace stù guç di cafè!     Ma lasciami bere in pace questa goccia di caffè!

Intànt cat fù la culazión,                              Mentre ti preparo la colazione
dì su li ti urazión.                                        dì le tue preghiere. 

E ricòrdat ca sa ti dì su in po’ di ben,          E ricordati che se pregherai un po’ di bene
al ti narà tut a fin di ben                              questo andrà tutto a tuo vantaggio.

E fò ‘l cèssu set nà?                                    E fuori al gabinetto sei andato?
Varda al pigiama  in dul la smingà.              Guarda dove ha seminato il pigiama.

In du saràli li to braghi?                               Dove saranno i tuoi pantaloni?
In du ti li è lagàdi?                                       Dove li hai lasciati?

Làvat, vistìssat, motat li scarpi,                    Lavati, vestiti, mettiti le scarpe,
tol tasc, moat, varda ca lé tardi.                  prendi la borsa, muoviti, guarda che è tardi.

Mè e to pupà um da far i nos mistér,            Io e tuo padre dobbiamo fare i nostri lavori,
tè e to fradèl, tut al vos duér                         tu e tuo fratello, tutto il vostro dovere.

Fa bus e salùda to fradèl,                              Da un bacio e saluta tuo fratello,
sa nu tit movi i sona ‘l campanèl.                   Se non ti sbrighi suonano la campanella.

Sta atèntu a travarsàr al stradùn                    Fa attenzione nell’attraversare lo stradone
e salùda tuç i maestri sul purtùn.                    e saluta tutti gli insegnanti sul portone.

Scùfta la maestra, trata ben i to cumpàgn,     Ascolta la maestra, tratta bene i tuoi compagni,
sta férmu e rispèta al capalàn.                       stai fermo e rispetta il cappellano.

Oh!!! sa Diu vol lé na                                   Oh, se Dio vuole è partito
e fin mezz dì ma no’ liberà.                             e fino a mezzogiorno me ne sono liberata.

Pero’, nuàftri mami ass lamentùm                   Però noi mamme ci lamentiamo
ma sa i ni manca s’anacurgiùm                       ma se ci mancano ce ne accorgiamo. “

Vigilia Caola Foccoli