A PROPOSITO DI PERCORSO NASCITA…

di Michela Simoni

A PROPOSITO DI PERCORSO NASCITA…

Mi permetto di intervenire nel dibattito in corso sul punto nascita di Tione sia come Assessore della Comunità e in piena sintonia con il Presidente Butterini competente in materia di Sanità, ma anche come cittadina e donna delle Giudicarie.

In questi ultimi anni di incontri, discussioni e coinvolgimento della popolazione giudicariese sul futuro del nostro ospedale, la difesa del punto nascita è diventata il simbolo di tutta la sacrosanta battaglia portata avanti dalle istituzioni e dalla gente.

Oggi che tutti i reparti dell’ospedale sono ridotti ad una funzionalità diurna che non garantisce la piena efficienza e mette a rischio la sicurezza e la salute della nostra gente, forse, è possibile riprendere il ragionamento sulla maternità in una prospettiva più ampia che tenga conto anche dell’esperienza maturata a livello territoriale. Mi riferisco al “Percorso nascita” attivo da circa 10 anni in Giudicarie e gestito presso il servizio di consultorio dove l’accompagnamento alla donna/coppia, durante e dopo il parto, avviene in un luogo più vicino alle persone, sul territorio e di facile accesso per l’utenza; dove i professionisti lavorano integrandosi fra loro, con l’ospedale o i medici di famiglia e pediatri. Proprio come previsto dall’ Accordo Stato-Regioni.

E’ chiaro che nessuno auspica la chiusura del punto nascita di Tione, per altro depotenziato gradualmente negli anni; ma, se la soluzione è quella di un reparto a tempo che non assicura la presa in carico della donna in gravidanza o partoriente dopo le 6 di sera, è evidente a tutti che di fatto si tratta di uno smantellamento mascherato, e direi,mascherato male. Di fronte ad un reparto di ostetricia-ginecologia che non da garanzie è preferibile avere sul territorio un servizio sicuro ed efficiente anche se il momento del parto avviene in una struttura fuori dalle Giudicarie.

Da alcuni anni il servizio è attivo presso il Consultorio per le donne che lo scelgono spontaneamente; si tratta di un accompagnamento dal concepimento al parto e dopo il rientro a casa in cui gli specialisti (ostetrica, ginecologo, psicologo, assistente sociale) assicurano le visite di prassi previste in gravidanza, corsi di preparazione al parto e le visite in puerperio anche a domicilio.

Nel 2011 poiché il percorso funziona, L’Azienda sanitaria, decide di sperimentare proprio sul Consultorio di Tione questo modello (Progetto “Nath-care”) che prevede anche l’assistenza durante il travaglio, nell’ottica di estenderlo poi al resto del territorio trentino.

Purtroppo, poiché le ostetriche assegnate al progetto e agli altri servizi consultoriali sono solo 2 risulta impossibile seguire tutte le donne che potrebbero aderire al percorso.

E’ di pochi mesi fa una delibera della Giunta Provinciale (aprile 2015) che, dopo la fase di sperimentazione, decide di dare formale avvio al Percorso nascita e di estenderlo a tutte le zone del Trentino. Ricordiamo, per inciso, che il problema della mancanza di figure specialistiche e dell’obbligo contrattuale dei riposi di 11 ore dopo ogni turno è noto da prima ancora.

Ora, di fronte ad una chiusura di fatto del reparto di ostetricia-ginecologia, chiusura che è nell’aria da anni e che, cercando di scaricare le responsabilità, viene attribuita ad una normativa europea che l’Azienda conosce da tempo, ci si chiede:

 Perchè non riuscendo a garantire un punto nascita pienamente efficiente in Giudicarie, l’Azienda non abbia dato seguito alla delibera di aprile della Giunta Provinciale potenziando il servizio territoriale e attuando il rafforzamento del Percorso Nascita?

 Perchè non si è provveduto ad aumentare il numero di ostetriche assegnate al percorso stesso in modo da rispondere ai bisogni di tutte le donne in gravidanza visto che la delibera di aprile stabilisce un fabbisogno di 2 ostetriche ogni 10.000 abitanti?

 Dove e come l’Azienda intende trovare le figure del Pediatra (Pronto soccorso pediatrico) e del rianimatore-anestesista essenziali affinché il Percorso nascita garantisca piena operatività anche in situazioni di emergenza? In caso di gravidanze a rischio dove dovranno rivolgersi le donne?

 Come mai, nonostante si parli di medicina territoriale e quindi di servizi il più possibile vicini alla persona, tutte le visite ambulatoriali specialistiche (diagnosi pre-natale, ecografie di 2° livello, gravidanze a rischio) sono concentrate su Trento? Non sarebbe più logico e meno costoso far muovere un ginecologo anziché tutte le donne che ne hanno necessità?

La realtà è che ci troviamo oggi di fronte alla scelta irresponsabile di mantenere, sulla carta,un punto nascita a intermittenza che non garantisce la sicurezza delle gestanti e delle partorienti ingenerando paura e ulteriore disaffezione verso il nostro ospedale.

Assistiamo, mentre la “riforma” è già partita, ad uno spettacolo per nulla edificante dove i nostri massimi rappresentanti politici e l’Azienda Sanitaria giocano a scaricare responsabilità ed esternano pseudo-soluzioni (Acquistiamo altri elicotteri? Bandiamo un concorso ma non diamo garanzie che ci siano gli specialisti sufficienti a coprire l’organico previsto per un reparto efficiente ecc….)

La sensazione è che la situazione sia stata decisamente sottovalutata, che non ci sia una visione organica e lungimirante di riorganizzazione del sistema sanitario trentino che pure sarebbe necessaria. Che la politica abbia delegato alla struttura tecnico-amministrativa scelte che sono di sua stretta competenza; che, al di là di impegni disattesi e dichiarazioni frettolose, questo rovesciamento di ruoli abbia messo la sicurezza e il diritto alla salute delle nostre genti in secondo piano rispetto a logiche puramente aziendali. E questo purtroppo vale non solo per il punto nascita ma per l’intero ospedale.

Come giudicariese, come donna e come rappresentante delle istituzioni locali sono profondamente indignata e preoccupata.

Michela Simoni