Dieci domande sul futuro del Credito Cooperativo

di Luciano Imperadori

Dieci domande che i soci dovrebbero porsi sul futuro del Credito Cooperativo

Dopo il recente (anticostituzionale ?) Decreto Legge del governo Renzi che impone alle maggiori Banche Popolari di abbandonare il voto pro capite per trasformarsi in Società per Azioni aprendo le porte ai grandi movimenti della finanza globale, causa prima della crisi, in questi giorni si sta discutendo a Roma anche la “riforma” delle Banche di Credito Cooperativo, cioè delle nostre Casse Rurali. In realtà anche questo provvedimento era già contenuto nel citato Decreto legge e fu stralciato all’ultimo minuto con l’impegno che lo stesso movimento del Credito Cooperativo avrebbe fatto sua una “autoriforma”. In questi giorni si sta discutendo a Roma, a molti livelli, tendendo però all’oscuro nel modo più totale i soci cioè i proprietari del Credito Cooperativo.

Forse vale la pena che i soci si interroghino su quello che potrebbe essere a breve un radicale capovolgimento (una rottamazione”?) della storia e della natura delle Casse Rurali dopo oltre cento venti anni di “onorato servizio”. Forse Don Guetti e Raiffeisen avrebbero qualcosa da dire.

Ma vediamo se qualcuno ha la cortesia di rispondere a queste dieci domande:


  1. Il voto pro capite, cioè indipendente dal capitale posseduto nella società o dalla propria forza economica, che è alla base del sistema cooperativo, è antiquato nell’economia moderna?

  2. Mettere gli utili a riserva indivisibile, che rimane per le future generazioni, è un bene o è meglio dividerli tra gli azionisti magari di capitale?

  3. E’ vero che le concentrazioni e le grandi dimensioni assicurano più efficienza?

  4. Il rapporto della cooperativa col proprio territorio e con i propri soci, va mantenuto o è un vincolo alla crescita lasciando che tutti siano contro tutti?

  5. La libera elezione degli amministratori che può portare alla direzione anche persone “poco competenti”, va superata a favore di “gente esperta” che, come insegnano le vicende di grandi banche, hanno aumentato a dismisura i loro stipendi magari socializzando le perdite e privatizzando i profitti?

  6. I soci saranno liberi di eleggere tutti gli amministratori o, come faceva il fascismo, qualcuno imporrà dall’esterno le direttive con altre persone?

  7. Quando tutto sarà accentrato a Roma magari anche i controlli cosa starà a fare la Federazione Trentina della Cooperazione? E i dipendenti delle Casse Rurali aumenteranno o diminuiranno?

  8. Il movimento cooperativo trentino (e alto atesino) che sono unitari secondo il modello Raiffeisen, rimarrà unito o si dividerà tra le Casse Rurali da un lato ( di Via Segantini) e le altre cooperative dall’altro?

  9. Il Governo italiano è più avanti degli altri governi europei (Germania, Francia ecc.) che difendono e proteggono le Banche cooperative e le Banche del territorio che rappresentano quote consistenti del mercato?

  10. E’ conforme alla Costituzione e alla libera impresa imporre per legge un modello unico capitalistico di Banca che impoverisce la stessa concorrenza?

Trento 13 marzo 2015 Luciano Imperadori studioso di cooperazione

Don Lorenzo Guetti