GLI ABETI IN QUOTA INGIALLISCONO. ECCO IL PERCHE’

di Uff. Stampa TN

Una malattia non particolarmente dannosa

QUEST’ANNO GLI ABETI IN QUOTA INGIALLISCONO. ECCO IL PERCHE’

In molte vallate trentine sono apparsi in queste ultime settimane vistosi ingiallimenti delle chiome di abete rosso. Il Servizio foreste e fauna della Provincia e la Fondazione Edmund Mach ne spiegano i motivi.

Il fenomeno è dovuto alla presenza di numerosi aghi dell’ultimo anno ingialliti e con fruttificazioni da cui fuoriescono nuvole di spore. Questa appariscente sintomatologia non è riferita a una nuova problematica, ma all’infezione di un agente fungino, la ruggine (Chrysomyxa rhododendride Bary), che svolge il suo ciclo vitale tra il rododendro e l’abete rosso. Il patogeno è noto da molto tempo e la sua presenza può essere considerata “normale” nei boschi di abete rosso, in particolare ad alta quota. La sua manifestazione sull’abete è influenzata dall’andamento meteorologico, specie dei mesi primaverili quando avviene l’infezione dei nuovi aghi e varia perciò notevolmente nelle diverse annate. Nonostante la sua appariscenza, la malattia non è considerata particolarmente dannosa: le piante colpite, sebbene perdano una parte degli aghi, non muoiono e riescono a riprendersi, continuando a vegetare tranquillamente negli anni successivi. Il fenomeno è quindi da considerarsi del tutto normale e rientrante nelle dinamiche naturali delle peccete.

Noi avevamo già dato la notizia (https://www.campanedipinzolo.it/articolo.php?num=20150807140843 >>>). Ora è arrivata la conferma del Servizio foreste e fauna della Provincia e della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige.