Le Giudicarie dell’800

di Claudio Cominotti

Vorrei segnalare agli affezionati navigatori di Campanedipinzolo.it l’uscita di un libretto bellissimo, allegato all’ultimo numero della rivista Judicaria. Della serie “Le Giudicarie dell ’800”, si intitola “L’allevamento bovino nelle Giudicarie tra ’800 e ’900”, a cura di Danilo Mussi e Gilberto Nabacino. Il contenuto dei cinque trattati, trascritti dai curatori, faranno dei lettori, che fossero anche degli appassionati, dei veri e propri intenditori di allevamento del bestiame anche senza aver mai posseduto una mucca o “curato” e falciato un prato; potranno capire in che cosa consistono le strane palpazioni che fanno gli esperti per giudicare, unitamente ad altri criteri ed osservazioni, le manze alle mostre (ex) di San Michele.



I titoli: 1. Pastorizia. Trattato sul miglioramento del bestiame (1871). 2. Le bovine di razza Rendena (1892). 3. Modo di giudicare in un bovino le diverse parti del corpo e le loro qualità (1927). 4. L’allevamento bovini nelle Giudicarie e Val di Ledro negli ultimi 40 anni (1912). 5. Prospetto di tutte le malghe delle Giudicarie dell’anno 1881.



Argomenti che comprendono tanta parte della cultura contadina del tempo passato, neanche tanto remoto ma sconosciuto alle nuove generazioni.

Comunque sono ancora sicuramente attuali le parti dei documenti che riguardano le vacche, i prati, i boschi e le malghe, e… anche altre considerazioni riferite all’amministrazione del territorio e del patrimonio pubblico.



Riporto qui due stralci del testo, uno tratto dalla prefazione dell’ultimo capitolo che elenca le malghe dei Comuni giudicariesi e un altro riportato dalla parte finale del primo trattato, scritto dal maestro Gian Battista Giacomini di Ragoli, quale riassunto di una serie di lezioni impartite alla popolazione sull’allevamento dei bovini. Il maestro, nell’italiano di allora (chissà come farà ridere il nostro fra cinquant’anni!), inserisce anche insegnamenti di grande rigore morale, che quasi stupiscono, forse perché non abbiamo più esempi quotidiani di slanci etici e di coerenza, mentre siamo invece assuefatti a comportamenti volti ad evitare ritorsioni o scomode esposizioni.



Circolare 4 novembre1881 del Capitano della Provincia del Tirolo dr. Francesco cav de Rapp:



“…che ogni comune in avvenire, trattandosi dell’affittanza di malghe, debba aprire la concorrenza tenendo la via dell’asta pubblica coll’assunzione eventuale di offerte secrete… che se l’uno o l’altro comune credesse per speciali motivi di dover decampare da questo metodo, dovrà farne in tempo apposito rapporto alla Giunta Provinciale, la quale, a seconda delle circostanze, deciderà”.



Nella XXVII lezione il Maestro Giacomini raccomanda ai Comuni di essere solleciti nelle opere di pubblica utilità, come gli acquedotti irrigui, che migliorino la vita della popolazione. “…A questa meta però difficilmente giungerà quel paese il cui capo ha soltanto viste di privati interessi, che non si cura di evadere istanze dirette ad eseguir opere di pubblica utilità; e che solo evidentemente si palesa vergognosa idra ripullulatrice di quelle favorevoli e vantaggiose ai suoi attinenti ed amici non solo, ma che ancora, solo questi impiega nei lavori pubblici, quantunque forse assai minor capacità di tanti altri. Mi sia lecito dire; che tal agire è biasimevole perché tutte le istanze che vengono presentate ad una Autorità, o in uno, o in un altro modo devono essere evase; ed in conseguenza, chi ne ha il dovere e lo trascura, è indegno della carica che ricopre. Che nei pubblici lavori ed impieghi, si deve prendere in matura ed imparziale considerazione; la capacità, il merito, il bisogno: e questi hanno sacrosanto diritto alla preferenza. Non vorrei andare fuori di rombo, se a questo riguardo vi faccio avvertiti che se col tempo anche qualcuno di voi miei alunni veniste eletti a dirigere o ad amministrare qualche corpo morale (come mi è consolazione lo sperarlo) v’arricorda di eseguire il senso di queste tre sole parole; premura, esattezza, imparzialità. Vi raccomando di non dimenticarvi la prima sillaba della parola imparzialità, perché della sostanza del senso delle altre quattro ultime sillabe ne trabocchiamo. …”



Era il 1871! Vi viene in mente qualcuno, magari in zona, a Trento o a Roma? Avete forse, probabilmente pensato a qualche politico della parte avversa alla vostra. Invece la “lezione” vale per tutti, e l’ho riportata qui perché trovo che anche questa “storica” moralità debba essere alla base della nostra vita, tanto quanto il patrimonio culturale del mondo agricolo, letterario, scientifico legato al nostro territorio.