Oggi si sono rivisti i diavoli e le streghe della val Genova

di CampanediPinzolo.it

Oggi si sono rivisti i diavoli e le streghe della val Genova

Nella mattinata di oggi, proprio tra i massi di tonalite che si trovano ai piedi delle cascate Nardis, sono state avvistate alcune streghe e diavoli della val Genova. Sono alcune comparse del Filò da la Val Rendena che hanno partecipato alle riprese della Rai per la puntata di Linea Bianca che andrà in onda sabato 24 dicembre.

Diavoli e streghe del Filo' da la Val Rendena
Diavoli e streghe del Filo’ da la Val Rendena

Val Genova – Diavoli e streghe in esilio

Che nessuno, al termine del Concilio di Trento, sapesse dove mettere tutte le streghe e tutti i diavoli che fino ad allora avevano imperversato nelle valli trentine, lo si può anche capire. Non si riesce invece a comprendere per quale motivo a qualcuno venne in mente di relegarli in perpetuo esilio proprio in Val Genova, in quella bellissima valle percorsa da un allegro torrente, che raccoglie l’acqua canterina di decine e decine di cascate grandi e piccole!
Fortuna volle che abbia pensato il buon Dio a riparare almeno in parte alle decisioni dei Padri conciliari e streghe e diavoli vennero immediatamente trasformati in rocce; per parte sua, i pensò il buon Neponuceno Bolognini, raccoglitore e narratore di antiche leggende, a dare un nome e un volto a ognuna di quelle rupi.
Ed ecco, allora, Zampa da gal, un enorme masso erratico che all’apparenza se ne sta immobile all’ingresso della valle, ma che non appena scorge di lontano un cristiano in arrivo, corre di filato da Belajàl, il re dei demoni, ad avvisarlo del malcapitato. Quella di Belajàl, capo dei diavoli, signore delle streghe, male dei mali, è la roccia più grande che si alza nei pressi della cascata del Nardìs. Accanto gli sta il fido Pontiròl, sempre pronto a obbedire al minimo cenno del suo padrone. Tocca a lui correre di qui e di là a portare gli ordini di Belajàl, convocare ora questa, ora quella strega, dirgli delle povere anime cadute nelle trappole dell’inferno, farlo ghignare di gioia crudele al racconto dei cento e cento scherzi combinati ai danni degli uomini. E che dire di Schena da mul? Quando s’imbatte in un viandante che procede lento e stanco su per la stradina della valle, gli si fa incontro gentile e premuroso, lo convince a montargli in groppa per risparmiarsi la fatica del viaggio e … via di filato tra le fiamme dell’inferno.
Ai Piani di Genova, un piccolo stagno formato da un’ansa del torrente bagna i piedi di alcuni massi: sono gli specchi delle streghe, che qui vengono ad agghindarsi e a ravvivarsi i lerci capelli, prima di correre a celebrare chissà dove i loro sabba satanici. Qui troviamo Calcaròt, il demonio che perseguita i ghiottoni torturandoli con quei terribili incubi notturni che ti fanno svegliare di soprassalto, col cuore in gola e un freddo sudore giù per la schiena. Là, invece, si erge, pronto a volare, un altro essere diabolico: è Còa da cavàl, mezzo basilisco e mezzo cavallo, che trascina nell’aria le anime degli imbroglioni e dei lussuriosi. Accanto a lui vediamo Manaròt, il subdolo demonio che si diverte a indurre in tentazione i boscaioli … (“Su, forza … quel boschetto è del Comune, perciò di tutti e di nessuno … taglia quegli alberi, chi vuoi che ti veda?”).
In Val Genova è esiliato anche l’Orco, pure lui trasformato in roccia: per secoli s’è divertito a spaventare i bambini disobbedienti a a tirar brutti scherzi alle fanciulle sventate. Adesso se ne sta muto e impotente, lui che, sotto sotto, proprio cattivo non sarebbe! Di ben altra stoffa è l’orrendo Palpa pegastro, che solo grazie ai malvagi sortilegi di cui va fiero è riuscito alla fine a render cieca una strega per convincerla a prenderlo come marito. poverino, che brutta fine ha fatto anche lui: torturato da una moglie nauseante e bisbetica e da un nugolo di figlie altrettanto fastidiose e linguacciute, si sfoga andando a caccia di pastori e boscaioli e seminando zizzania fra tutti coloro che gli capitano a tiro.
Sfuggente come un’anguilla e imprevedibile come il cielo di marzo è Calzetta rossa, diavoletto che ha fatto del furto una ragione di vita e della truffa un’arte. E poi c’è il Salvanèl, essere della foresta, figlio della natura, ghiribizzo del creato, che ama folleggiare con gli scherzi, abbagliare i creduloni, prendere per il naso chi ci casca.
Ed ecco le streghe: Aga, orrenda vecchia fattucchiera che sa leggere le carte o le linee della mano predicendo il futuro, ma che non è stata capace di prevedere quale brutta figlia – di nome Niaga – sarebbe nata da un suo lontano connubio con Zampa da gal! Forca, grassa, sudicia, con le unghie forti come artigli, che s’arrampica sui muri delle case diroccate e da lì, di notte, convince i passanti a rubare, ad appropriarsi delle cose d’altri, a prendere, insomma, la strada che conduce diritta alla … forca. Malòra, sempre allegra, sempre burlona, sempre … ubriaca. Guai al malcapitato che osasse guardarla in volto: vedrebbe una maschera oscena e bavosa e subito sarebbe preso dalla voglia di affogare il terrore nel vino e nell’acquavite … Baòrca, la strega con sei dita per mano, con una grossa gobba a punta sulla schiena e una uguale sul davanti … se capiti tra le sue grinfie, tutti i diavoli della valle entreranno nel tuo corpo e ti faranno fare le cose più immonde e sconce. Pebordù ha zoccoli al posto dei piedi e quindi la riconosci subito e puoi girare alla larga. Ma se, per sbaglio, i tuoi occhi incontrano i suoi, per te è finita: tarantolato da capo a piedi, saresti costretto a danzare senza mai fermarti, fuggendo di qua e di là, in preda alle smanie più feroci, finché il volo in un burrone porrebbe fine ai tuoi patimenti. Infine – ma non ultima – ecco la Grignòta, che se posa i suoi occhiacci su di te, vieni preso da una gran voglia di ridere e di far scherzi al prossimo. Ma se per caso ti capiterà di burlarti d’un buon fraticello o di un vecchio prete di campagna, i loro anatemi bruceranno la tua anima con una sola vampata e per te non resterebbe che la pace … dell’inferno.
Fortuna vuole che tutti questi mostri, oggi, siano disseminati in Val Genova sottoforma di rocce inoffensive. Comunque, a scanso di brutte avventure, quando ti troverai a passare di lì, parla sottovoce, non disturbare la quiete di quei posti e se proprio vuoi riposarti all’ombra fresca di un masso, non nominare il nome del Diavolo invano!