Risposta a Pinter sul Referendum

di Mauro Bondi

Spero di non abusare della ospitalità di questo sito ma l’intervento di Pinter credo meriti alcuni precisazioni.

Punto primo: non è che mi spaccio quale “cittadino comune”, sono un cittadino comune, posto che da oltre tre anni non ricopro alcun incarico, diretto e indiretto, istituzionale e/o di partito.

Punto secondo: proprio essendo avvocato so che l’onere della prova non spetta all’accusa ma a chi asserisce un fatto e ha l’onere di dimostrarlo, per cui è il PD, che vuole e difende le Comunità di Valle, a dover dimostrare che funzionano e sono a costo zero.

Punto terzo: che non funzionino la prova è nei fatti essendo sono state istituite nel luglio 2006 e, a quasi sei anni dalla legge, ancora ci si limita a dire che “bisogna farle funzionare”; se poi a sostenerlo sono gli stessi politici che dovrebbero farle funzionare allora è evidente che qualche cosa non quadra.

Punto quarto: ai politici chiederei invece “come” intendono farle funzionare e a partire da “quando”, giusto per non dover attendere 30 anni per poi distruggerle istituendo, che so, i “consigli di zona” o ripescare i “Comprensori”, così da cambiare tutto senza cambiare nulla.

Punto quinto: un referendum è promossa da una forza politica ma una volta indetto appartiene all’intera comunità, sarebbe come non andare a votare perché le elezioni anticipate sono state volute dalla Lega, il che Pinter converrà con me, è un assurdo.

Punto sesto: ho avuto modo di intervenire in qualche circolo del PD e credo che i vertici di quel partito dovrebbero cominciare a spiegare, prima ancora che ai cittadini, ai propri militanti il perché della scelta dell’astensione.

Infine mi pare che traducendo dal politichese la posizione del PD sia più o meno quella di quel bambino che sapendo di perdere si rifiuta di giocare, il che non è sportivo ma nemmeno educativo e tantomeno democratico.

Mauro Bondi