Rosmini, 750 mila euro per essere beato

di Quotidiano Trentino

Rosmini, 750 mila euro per essere beato

Quella del filosofo roveretano la causa più «cara». Monsignor Viviani: «Tante le spese per le ricerche e i documenti»
di Luca Marognoli

Diventare beato può costare fino a 750 mila euro, come nel caso di Antonio Rosmini: il sacerdote e filosofo roveretano occupa la testa della classifica delle cause più care secondo il giornalista Gianluigi Nuzzi, autore del best seller “Via crucis”.

Per arginare questo fenomeno e regolamentarlo Papa Francesco è intervenuto istituendo misure per la rendicontazione e la verifica dei processi (affidata alla Congregazione delle cause dei santi).

Monsignor Giulio Viviani, per dodici anni cerimoniere di Papa Giovanni Paolo II e ora direttore dello Studio teologico accademico del Seminario di Trento, ha un’esperienza diretta in questo campo. «Ogni causa – dice – è diversa dall’altra: tante volte ci sono ricerche storiche da fare negli archivi. Una famiglia religiosa che ha del personale disponibile lavora in proprio. A volte invece bisogna che lo facciano altri: studenti, giovani o professionisti, che chiedono lo stipendio o anche solo un rimborso dei costi. Poi c’è chi redige fisicamente una biografia documentata: può essere il postulatore oppure una persona da lui delegata che lo fa per professione. Quindi, non è che si paga perché uno diventi santo, ma perché è necessaria tutta una serie di documentazioni. Io sto seguendo la procedura per la Meneghina, questa ragazza di Capriana, e le spese ci sono. Ho sempre lavorato gratis ma la postulatrice che sta a Roma ogni tanto va pagata…».

I costi sono di diverso genere: si va dall’albergo per le trasferte degli studiosi, alla stampa della biografia. Da qui ad arrivare a 750 mila euro, però, il passo non è certo breve. «Dipende da tante situazioni», continua monsignor Viviani. «Una causa come quella per Rosmini è durata anni, come pure quella della Meneghina, anche e non siamo certo su quelle cifre. Poi dipende anche dal postulatore: c’è chi chiede di più, chi di meno, come accade per gli avvocati. Da considerare anche il momento della beatificazione, che per Rosmini è stata fatta a Novara: è stato noleggiato un tendone, si dovevano pagare l’alloggio del cardinale, la stampa delle immaginette e dei libretti… Ricordo che a Roma le spese per preparare piazza San Pietro (oggi si va nelle Diocesi) e i libretti venivano divise tra i postulatori della causa. La somma deriva da tante cose».

Oggi si parla di una “fabbrica dei santi”: a Giovanni Paolo II sono stati attribuiti 482 santi e 1.338 beati. Qualcuno potrebbe ritenere questi numeri eccessivi, visti i costi. «Tutte le cose possono essere viste da tanti punti di vista. I papi di prima erano abbastanza tirchi nel fare santi e beati: Giovanni Paolo II ha iniziato a viaggiare e a rendersi conto che certi Paesi non avevano un santo o un beato. Si sono aperte anche tante situazioni sepolte dalla Storia: tutti i martiri di Spagna, Francia ed Est europeo. Ma la cosa più interessante è che anche i nostri fratelli ortodossi, dopo la caduta del muro, hanno beatificato migliaia di persone. Possono sembrare tante ma è anche un modo, per le Chiesa locali, per non dimenticare queste figure. Certi martiri di nazismo e comunismo sono delle testimonianze molto belle ed è un peccato che vadano perdute».

Il Papa – continua monsignor Viviani – «ha voluto regolamentare la materia, perché sia una cosa seria. Come sempre, in tutte le cose, ci sono dei personaggi che si sono approfittati. Io sono stato a Roma per parecchi anni e ho visto delle situazioni: qualcuno che magari per ungere qualche causa porta una bustarella, ma questo capita dappertutto. Non dovrebbe accadere nella Chiesa, ma è fatta di uomini e qualche caso c’è stato. Poi la cosa è nata anche dal fatto che allo Ior c’erano dei depositi destinati alla causa di canonizzazione x o y e il rischio era che qualche postulatore mettesse su quei conti dei soldi suoi, invece che portarli in Svizzera. Mettendo ordine nei conti dello Ior potranno arrivare a certi conti e chiedersi come mai per un determinato santo ci siano tanti soldi e da dove vengono».

Chi poteva essere destinatario di queste bustarelle? «In una causa si consultano medici o teologi. Io ho sentito delle chiacchiere, ma non posso dire di avere prove. Qualcosa forse c’è stata: proprio per questo il papa è intervenuto affinché le cose siano limpide».

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Monsignor Giulio Viviani di Pinzolo