Campiglio: sommersa dalla neve, ma tutto ok

di G. Ciaghi

Tanta neve come quest’anno a Madonna di Campiglio non ne è mai caduta. Almeno a memoria d’uomo. Quanti ricordano le nevicate di inizio anni Cinquanta, eccezionali e che si pensava non dovessero più ripetersi, si sono dovuti ricredere: tanta come quest’anno non ne è mai venuta. “Solo che a quei tempi – ricorda Arnaldo Serafini – la strada principale, la piazza e l’accesso agli alberghi più importanti, venivano liberati con uno slittone trainato da cavalli e spalati a mano col badile dai residenti. Per raggiungere le porte di casa si camminava in mezzo a trincee strette, alte due metri. Però non rimanemmo mai isolati del tutto. Lo dimostra il fatto che sono qui a raccontarlo. Proprio quell’inverno nel momento della nevicata più abbondante fui colpito da un forte mal di pancia. In paese non c’era dottore. Fortuna volle che un gruppo di medici tedeschi in ferie quassù mi avessero visitato: “Peritonite! Correre all’ospedale o tagliare con coltello da cucina!” fu la sentenza. “Venni sistemato su un toboga e portato fino verso la Fontanella sulla strada statale dove si poteva arrivare in auto. Da lì corsa in taxi (quello del mitico Ernesto Pasotti) all’ospedale di Tione dove venni subito operato. Oggi invece le strade e le piazze sono tutte libere, persino i marciapiedi. Vi si transita come se fossimo in estate. Grazie ai mezzi meccanici, ma soprattutto anche alla bravura e alla professionalità degli uomini della ditta Cunaccia, che effettua da anni lo sgombero neve per conto del comune di Pinzolo. Hanno lavorato giorno e notte per far fronte all’emergenza”. “Il problema – fa notare Attilio Martello – è anche quello dei tetti, da liberare, e di trovare il posto dove buttare la neve”. Girando per il centro ci si trova in mezzo a una specie di cantiere, con ruspe e pale meccaniche a spostare neve e caricarla sui camion (che poi vanno a scaricare al Colarìn nella forra che guarda la Sarca), gru a cannocchiale che sollevano operai sui tetti a liberarli dalla neve; per le vie si nota già un notevole numero di turisti con sci e snowboard in spalla diretti agli impianti di risalita. Alzando gli occhi verso la foresta di abeti, tutti imbiancati, quasi fasciati da neve gelata, e sulle vette del Brenta, ondulate senza spigoli o salti, come non ci è capitato mai di vedere, lo spettacolo è affascinante. Lo sguardo sul Pian di neve, Adamello e Carè alto allarga il cuore: quest’anno il ghiacciaio non retrocederà. Anzi! Un salto al passo di Campo Carlo magno ce lo conferma: abbiamo davanti un immenso mare candido, scintillante di cristalli, che da Mondifrà sale fino a lambire gli orti della Regina e Cima Grostè. Solo un pezzo di gronda che fuoriesce dalla massa nevosa ci avverte della presenza della chiesetta di Santa Maria d’Europa….[/A_CAPO]

Chiesa S.Maria a Campo Carlo Magno

Macchine operatrici impegnate nello sgombero neve

Viale Dolomiti