Ricordo di Maffeo Gatta, uno dei pionieri della Campiglio moderna

di Elena B. Beltrami

MADONNA DI CAMPIGLIO «E sui binari quanta vita che è passata e quanta che ne passera», recita una canzone degli anni ‘70 e con l’ultimo saluto a Maffeo Gatta, per tutti “Feo”, ieri nella Chiesa Parrocchiale di S. Maria Nuova a Madonna di Campiglio, i binari tracciati dagli sci che corrono sulla neve hanno solcato un secolo di storia, di successi, di traguardi, sportivi e imprenditoriali. La vita da sportivo ha regalato a Feo una buona salute fino alla fine dei suoi giorni, mentre con la tenacia ed il rigore montanaro ha conquistato tutto il resto, le attività imprenditoriali, ma soprattutto l’affetto e la stima dei familiari e della comunità campigliana, che ieri lo ha accompagnato compatta e commossa nell’ultimo viaggio. Dopo Ernestina Dalla Giacoma, Osvaldo Cozzio e Lia Maturi, esce do scena un altro testimone dell’epopea dello sci e del turismo campigliani, lasciando una scia di affetti e di ricordi indelebili ed una preziosa eredità di sacrifici e vittorie sulle quali la Campiglio moderna ha costruito i propri destini. Maffeo Gatta nasce a Villa Rendena nel 1919 da una famiglia di contadini che con l’alpeggio e il maso in località Colarin fornivano il latte ai primi alberghi della località: il Posta, il Miramonti, il Madonna. Nel 1933 la famiglia si trasferisce definitivamente a Campiglio, Feo inforca i primi “assotti” (sci di legno). Nel 1935 i primi turisti invernali, la prima slittovia e la prima scuola di sci dei pionieri Silvio Agostini, Nella Cristian, Pietro Locatelli, Sepp Scheran. E nel 1939 anche Feo, reduce da un terzo posto ai Campionati Nazionali Giovani Fascisti di Dobbiaco, entra a far parte della prestigiosa scuola diretta da Bruno Detassis. Dal 1939 al 1943 l’arruolamento nella Scuola Militare Alpina di Aosta, il trampolino di lancio per antonomasia per i virtuosi dell’agonismo. Feo fondista di razza, insieme a Zeno Colò, Compagnoni, Settorelli, Dino Serafini, Livio Paoli ed altri nomi illustri, aveva il compito di istruire le reclute che sarebbero poi partite per la campagna di Russia. Altre competizioni, altri successi nazionali e poi la guerra e successivamente, dopo l’8 settembre, la fuga sui monti della Svizzera. Dal 1958 per Feo Gatta inizia il lavoro come maestro di sci e come aiuto guida, sempre affiancando le competizioni a questa sua attività lavorativa, e sempre con ottimi risultati agonistici. Una passione che trasmette ai figli Claudio, Francesco e Wilma ed proprio quest’ultima a raccogliere il testimone della carriera paterna, portandolo nel brivido tra i pali dello sci alpino con la maglia della nazionale azzurra femminile. Fino a portare il nome di famiglia alle Olimpiadi del 1976 e del 1980, come campionessa italiana nella combinata e nel 1978 come vincitrice del parallelo delle World Series. Dopo il 1979 l’attività alberghiera con l’hotel Cristiania e l’hotel Dahu e quella che lo stesso Gatta ha definito in una intervista « la sfida più importante della sua vita, l’equilibrio tra affetto e severità, per essere un buon educatore».

di Elena Baiguera Beltrami – Quotidiano Trentino >>>